Lo stipendio di Rocco Casalino è l’occasione persa del M5S

21/09/2018 di Enzo Boldi

Poteva essere la grande occasione, o almeno quella simbolica, ma il Movimento 5 Stelle ha deciso di non distinguersi da coloro che hanno sempre criticato. La grande opportunità era quella legata a Rocco Casalino, il capo dell’ufficio stampa della presidenza del Consiglio, il cui stipendio è di gran lunga superiore alle aspettative. O, almeno, lontano dall’idea che gli stessi elettori Cinque Stelle potevano sospettare. Un emolumento uguale a quanto percepiva Filippo Sensi, l’ex capo della comunicazione dei governi Renzi e Gentiloni.

LEGGI ANCHE > La risposta di Rocco Casalino sul suo stipendio: «È alto, ma un giusto riconoscimento»

Il Fatto Quotidiano spiega come il taglio dello stipendio del già controverso Rocco Casalino, ma anche di tutto il resto dello staff che gestisce la comunicazione e i rapporti con la stampa della presidenza del Consiglio e del premier Giuseppe Conte (che guadagna molto meno rispetto all’ex del Grande Fratello), sarebbe stata l’occasione per il Movimento 5 Stelle di mostrare al mondo il loro essere diversi dalla casta.

Stipendio Casalino pari a quello di Filippo Sensi

Una battaglia che, a parole, è stata portata avanti per tutta la campagna elettorale e nei lunghi periodi passati all’opposizione. Una vita passata a criticare i privilegi dei politici, per poi svegliarsi un giorno e ritrovarsi a essere il riflesso di quanto criticato negli anni. Da sempre. Fino a quando sulle sedie del potere sono finiti proprio loro. Casalino ha provato a difendere il suo portafogli, spiegando di lavorare 7 giorni su 7 per 12/13 ore al giorno. Ma è una spiegazione che va contro a tutti i principi decantati di Luigi Di Maio, Beppe Grillo e dai vari esponenti del M5S.

Stipendio Casalino, Rocco e i suoi fratelli

L’altro dato che fa storcere il naso, come sottolinea Il Fatto Quotidiano, è lo stipendio di Pietro Dettori, fedelissimo di Luigi Di Maio che, per gestire le piattaforme social del Movimento 5 Stelle guadagna 130mila euro. Insomma, tra i pentastellati la propaganda ha costi superiori alla politica. E questo è un segnale che deve far riflettere.

(foto di copertina: Marco Bucco / ANSA)

Share this article