Accoglienza tedesca, l’hangar della vergogna a Berlino

23/07/2018 di Enzo Boldi

Piccoli spazi stracolmi di vite e privi di dignità. È la realtà che emerge dal reportage del giornalista tedesco Walter Rahue, che per il quotidiano La Stampa ha visitato l’ex aeroporto di Berlino Tempelhof e ha raccontato cosa accade all’interno dell’hangar 2. Centinaia di migranti che – in attesa di essere smistati e ottenere i permessi necessari per vivere in Germania – vivono ammassati in piccoli spazi, tra spazzatura e cattivi odori.

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«L’hangar della vergogna – scrive Walter Rahue su La Stampa -, così lo chiamano le associazioni di volontari, le Ong e i collaboratori della Caritas che, in un drammatico appello al comune, ne chiedono l’immediata chiusura». Minuscoli spazi vitali. Ogni profugo che – momentaneamente – viene ospitato nell’hangar 2 dell’ex aeroporto di Tempelhof ha poco meno di quattro metri quadrati di spazio privato, dove poter stare con la propria brandina, sedia e scendiletto.

Accoglienza tedesca, l’hangar 2 dell’ex aeroporto di Tempelhof-Berlino

All’interno di quell’open space, vivono spalla a spalla rifugiati fuggiti da Siria, Afghanistan e Iraq. Uno spazio che ne può accogliere un centinaio, ma al momento se ne contano oltre 600. «Nessuna privacy – prosegue nel suo racconto Walter Rauhe -, ovunque regna un frastuono assordante di mille voci-dialetti e lingue, rumori metallici, annunci diffusi tramite altoparlanti, grida di bambini che improvvisano giochi nei corridoi. E ancora: gli odori che provengono dalla mensa improvvisata nell’hangar accanto e che si mischiano a quelli provenienti dai bagni chimici allestiti negli androni».

Accoglienza tedesca, l’hangar simbolo della cattiva gestione tedesca

Uno scenario infernale che mette in luce la cattiva gestione nell’accoglienza tedesca dei profughi. «Fino a 2-3 anni fa tutti i profughi assegnati alla città-stato di Berlino venivano portati in questi hangar – spiega a Rauhe un volontario del centro di prima accoglienza dell’ex aeroporto di Tempelhof -. All’apice dell’ondata migratoria, quando ogni mese solo a Berlino arrivavano 12-20mila rifugiati e la cancelliera Merkel si faceva celebrare per la sua politica di accoglienza, fino a 4 hangar sono stati adibiti a dormitori. Fino a 4800 persone vivevano in condizioni indegne per la capitale di uno dei paesi europei più ricchi». Dei quattro hangar, ora ne è rimasto solo uno, ma la musica non è cambiata. La sinfonia offre sempre le stesse note, dolenti, di una politica che non ha prodotto i risultati sperati. Almeno non per gli «ospiti» forzati dell’ex aeroporto di Tempelhof che vedevano in Berlino la loro «Terra promessa».

(foto di copertina: Christoph Hardt/Geisler-Fotopress)

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