Cecilia Strada asfalta Salvini sui paesi dei migranti della Diciotti

«“In quali di questi Paesi c’è la guerra???”, si chiede Salvini. La so, la so: guerra e persecuzioni in otto su dodici dei Paesi che cita. Ho vinto qualcosa? Possono sbarcare, adesso?». Con un post sui social Cecilia Strada, a lungo a capo della macchina di Emergency, blasta il ministro degli Interni Matteo Salvini.

Il leader della Lega Nord, oltre a pretendere la discesa dei migranti a bordo della nave Diciotti in manette, si è messo a elencare i paesi di provenienza dei passeggeri salvati. Chiedendosi, con tono ironico, in quali di questi paesi c’è la guerra.

Probabilmente Salvini non sa che in quei paesi la guerra c’è, eccome. Un conflitto o uno scontro tra fazioni, che trascinano morti da generazioni, non deve per forza avvenire con i potenti mezzi di qualche paese occidentale che opta per i raid. Può esserci una guerra civile o la persecuzione di qualche minoranza etnica.

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Basta saper cercare su Google per capire come ci sia guerra anche nel Pakistan. Il sito Guerrenelmondo , per esempio, raccoglie tutti i paesi in cui sono in corso guerre, conflitti e tensioni che violano i diritti umani.

Ecco qui i paesi dei migranti presenti sulla Diciotti e il numero dei gruppi terroristici che le martoriano da anni.

Pakistan – Sono 26 i gruppi terroristici presenti. O meglio le milizie coadiuvate da un inesorabile sprofondo verso i taleban. Al Qaeda c’è, è tornata e soprattutto è molto nella provincia di Khyber Paktunkhwa. Scontri tra tribù, tra le forze di sicurezza e militanti, attacchi lungo il confine tra il Pakistan e l’Afghanistan. Nel gennaio 2016 una bomba in un mercato nella regione del Kurram ha portato a 39 morti 39 vittime.  A ottobre dello stesso anno 60 persone sono morte in un attentato contro il centro di addestramento della polizia a Quetta. Possiamo fare un lungo elenco di morti fino a oggi: almeno 20 persone, tra cui un importante esponente politico locale, sono morte in un attentato suicida in un comizio anti-talebani.

Ciad – La situazione è pessima. Ci sono svariate formazioni islamiste: Boko Haram al sud, il cosiddetto Stato islamico al confine con la Libia e le sigle dell’internazionalismo del Sahel a Est. Il primo ministro Albert Pahimi ha chiuso la frontiera con la Libia e le zone confinanti sono zone di operazioni militari. in pratica se esci vivo da un paese, che è in profonda crisi economica, è già un grandissimo successo.

Egitto – In Egitto si contano circa 10 nuclei che attaccano continuamente l’esercito. Inutile scrivere che, alla luce del caso di Giulio Regeni, la situazione sulla violazione dei diritti umani, è pessima. Dal 2013 al 2017 sono state imprigionate almeno 60.000 persone fra dissidenti, oppositori e presunti terroristi.
E in carcere, secondo Amnesty International, non mancano le torture.

Libia – C’è scontro tra il governo di Tobruk e quello di Tripoli (quello sostenuto da noi). Presente l’Isis, l’Esercito Nazionale Libico (alleato di Tobruk) e svariate milizie che fanno il bello e il cattivo tempo.

Palestina – Sì è guerra comunque, con Israele, da anni.

Sudan – La guerra nel Darfur ha permesso all’attuale dittatore, al Bashir, di realizzare un genocidio etnico/religioso. Al Bashir, per dire, ha un mandato della Corte Internazionale per crimini contro l’umanità. Se esce fuori dal Paese è fregato. Opposizotri in carcere, violazioni dei diritti umani, omicidi, continui. In una terra che, anche se formalmente sotto una feroce dittatura, è terra di nessuno.

Yemen – C’è una guerra che va avanti dal 2015. Da una parte quelli armati dall’Arabia Saudita, dall’altra il gruppo huthi e in mezzo gli yemeniti. Secondo dati forniti dall’Ufficio dell’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, dal marzo 2015 in Yemen sono morti almeno 5974 civili e sono stati feriti altri 9493.

Da questa lista di paesi da pacchia sarebbero esclusi Marocco, Bangladesh, Algeria, Nepal e Ghana. Senza parlare però dei gruppi terroristici che li devastano, ogni anno.

 

(foto copertina con immagine da ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

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