Il deputato del PD che ti spiega il decreto dignità in bagno | VIDEO

La comunicazione del Partito Democratico non sembra essere particolarmente efficace, specialmente nel post-Renzi. Qualche giorno fa, l’ultima trovata «geniale» è stata quella del deputato dem Luigi Marattin che ha voluto dire la sua sul decreto dignità, appena approvato dal consiglio dei Ministri e fortemente rivendicato dalla parte del governo che fa capo al Movimento 5 Stelle.

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Luigi Marattin, l’infelice scelta nel video sul decreto dignità

Il suo obiettivo era quello di sottolineare gli elementi contraddittori del decreto dignità, con la stretta ai contratti a tempo determinato che potrebbe favorire le mancate assunzioni o, peggio, il lavoro in nero. Parte del suo discorso riguardava anche le sanzioni per le aziende che delocalizzano le loro sedi e che non investono in Italia. Parole condivisibili e critiche sostanzialmente corrette. Il problema sta tutto nella realizzazione del video attraverso il quale Luigi Marattin ha reso pubblico il suo pensiero.

Il deputato del Partito Democratico, infatti, ha fatto partire la clip dal bagno della sede dem di Largo del Nazareno a Roma. Lo sfondo è il lavabo situato sotto lo specchio, inquadrato nel momento in cui Marattin sembra aver appena finito di lavarsi le mani.

Luigi Marattin, il video che parte dal bagno

Il video, poi, è proseguito cambiando di volta in volta lo sfondo, con Marattin che si aggirava tra i corridoi della sede del Pd con i dipendenti increduli che, ogni tanto, provano a sfuggire alle inquadrature o si fermano immobili spalle al muro per dare meno fastidio possibile alla regia.

Tuttavia, la trovata del bagno sembra essere quella più sbagliata: le persone che hanno commentato, inatti, hanno fatto notare come, dopo quella prima inquadratura, il livello d’attenzione rispetto alle parole di Luigi Marattin sia sceso fino a toccare il fondo. Qualcun altro, dopo le prime immagini, ha chiuso la clip opensando che si trattasse di uno scherzo. Insomma, un’idea da cestinare. O da buttare via, tirando lo sciacquone.

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