L’Italia è fuori dalla difesa comune europea: il passo decisivo verso la Russia

26/06/2018 di Redazione

Il cambio di passo si consuma proprio su uno di quelli che è stato uno storico obiettivo dell’Unione Europea: la difesa comune. Francia, Germania, Belgio, Danimarca, Olanda, Estonia, Spagna e Portogallo – con l’aggiunta della Gran Bretagna – hanno siglato un’intesa per gettare le basi siìu un programma di difesa comune, definita European Intervention Force. L’Italia non fa parte di questo schieramento e se, da una parte, ci sono alcune motivazioni tecniche che hanno spinto alla prudenza, dall’altra c’è una motivazione politica che ha dato la spinta definitiva per l’uscita del nostro Paese dal tavolo dell’accordo.

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Difesa comune UE, le perplessità tecniche e quelle politiche

Quest’ultima è rappresentata senz’altro dalla forte spinta propulsiva dell’Italia verso la Russia di Vladimir Putin: l’emarginazione dall’occidente ha portato progressivamente a fare delle scelte di campo. L’attenzione a Mosca, sia da parte di Luigi Di Maio, sia da parte di Matteo Salvini (e quindi di entrambe le forze di governo) ha dato la spallata definitiva a un progetto che – già partito con qualche perplessità – ha tagliato completamente fuori l’Italia.

Difesa comune UE, l’Italia (unico attuale interlocutore europeo della Russia) non partecipa: sarà un caso?

A lanciare l’European Intervention Force è stata la ministra della difesa francese Florence Parly. La sua forza d’intervento comunitaria non ha previsto aspetti totalmente compatibili né con la Nato, né con la Pesco – la forza di cooperazione dell’Unione Europea.  Ed è stato questo, dal punto di vista tecnico, a convincere poco sia il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, sia il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. Oltre al fatto, chiaramente, di esprimere perplessità sulla «trazione francese» del progetto, che sembra soddisfare le antiche rivendicazioni di Parigi di promuovere un esercito europeo di cui essere alla testa.

Ma non può essere un caso che l’Italia – l’unico Paese fondatore dell’Unione Europea che ha espresso pubblicamente, e anche in sede istituzionale, l’appoggio alla Russia di Vladimir Putin – sia fuori da questo piano. Le perplessità tecniche, infatti, da sole non bastano a escludere un dialogo. È per caso arrivato un niet da Mosca?

[Photo: Ina Fassbender/dpa]

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