Cecchinato e la brutta vicenda delle scommesse che nessuno ricorda più

06/06/2018 di Redazione

L’esaltazione popolare per il successo di Marco Cecchinato al Roland Garros – con l’accesso in semifinale dopo aver sconfitto Novak Djokovic – sta raggiungendo picchi incredibili, quasi al limite della piaggeria. Il tennista italiano, sconosciuto al grande pubblico fino a questo suo momento di gloria, ha avuto l’indubbio merito di riportare alle stelle l’attenzione degli sportivi – e anche dei quotidiani tematici – sulla racchetta, risvegliando l’entusiasmo per uno sport che non regalava emozioni del genere da troppo tempo.

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Marco Cecchinato e la vicenda delle scommesse

Eppure, Cecchinato corre sulla terra rossa da tantissimo. Non è il primo arrivato, il suo percorso sui campi da tennis è piuttosto lungo, costellato anche da scivoloni clamorosi. E poco etici. Come quello che lo vide coinvolto nel 2016: una brutta vicenda di tennis-scommesse arrivata immediatamente dopo la sua convocazione in nazionale per la Coppa Davis.

Marco Cecchinato venne condannato dal tribunale della Federazione Italiana del Tennis a 18 mesi di squalifica per aver alterato alcuni risultati e averci scommesso su. In modo particolare, i capi di imputazione presentati erano l’alterazione dell’esito del match contro Majchrzak per ottenere guadagni illeciti (per sé e per l’amico Riccardo Accardi); le scommesse tramite gli account riconducibili ad Accardi; l’alterazione dell’esito del doppio giocato a Prostejov il 2 giugno 2015, tra lui e Luca Vanni contro Betov e Elgin; l’aver fornito all’amico Accardi informazioni riservate sulle condizioni dell’altro tennista altoatesino Andreas Seppi prima del match contro Isner al Roland Garros 2015; l’aver beneficiato di informazioni privilegiate sul match tra Frigerio e Cox al Future di Antalya (Tür) il 23 maggio 2015.

Marco Cecchinato e la decisione della Corte d’Appello

La vicenda venne ritoccata dalla Corte d’Appello federale che, non riconoscendo l’illecito sportivo, ridusse la squalifica di Cecchinato a 12 mesi, con dimezzamento anche della pena pecuniaria (da 40mila euro a 20mila euro): in quella circostanza, la Procura Federale – con una decisione abbastanza clamorosa – non obiettò sulla possibilità, per un membro del circuito internazionale del tennis, di dedicarsi all’attività delle scommesse sportive.

Marco Cecchinato e l’assoluzione per un «vizio procedurale»

La storia delle scommesse di Marco Cecchinato, poi, si risolse definitivamente nel dicembre del 2016, con una vera e propria assoluzione. L’ultimo grado della giustizia sportiva, ovvero il Collegio di Garanzia del Coni, riscontrò un difetto procedurale da parte degli avvocati del Coni e della Federazione Italiana di Tennis che avevano presentato in ritardo la richiesta di squalifica del tennista. Dopo poche settimane, Cecchinato tornò a disputare un torneo internazionale, non avendo mai – di fatto – interrotto la sua attività agonistica.

Oggi, l’Italia esalta la sua vittoria sportiva. La semifinale del Roland Garros mancava all’Italia del tennis maschile da quarant’anni, dai tempi cioè di Corrado Barazzutti. Ma il suo percorso deve essere oggetto di un’analisi lucida: non è tutto oro quello che luccica.

(Credit Image: © Luo Huanhuan/Xinhua via ZUMA Wire)

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