Beppe Grillo si candida a Presidente della Repubblica «per dare due schiaffi a Di Maio»

L’importanza della giornata del 2 giugno, all’indomani del giuramento del governo M5S-Lega guidato da Giuseppe Conte, ha un po’ fatto passare in sordina l’arrivo di Beppe Grillo a Roma. Quest’ultimo ha assistito alle celebrazioni ufficiali della Festa della Repubblica dalla stanza del proprio hotel, suonando – in maniera simbolica – la campanella al momento del passaggio delle Frecce Tricolori. Un vero e proprio gesto provocatorio che ricorda, una volta per tutte, chi terrà in mano le redini del futuro esecutivo.

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Beppe Grillo presidente Repubblica, la candidatura

Tuttavia, il momento più importante della giornata romana del comico genovese è stato quando, insieme con l’élite del Movimento 5 Stelle, si è recato alla Bocca della Verità per quella che, inizialmente, era stata convocata come una manifestazione di protesta contro Sergio Mattarella che, soltanto domenica scorsa, aveva posto il veto su Paolo Savona come ministro dell’Economia provocando la prima rinuncia di Giuseppe Conte. Poi, la situazione si è ricomposta e anche il tono della manifestazione del 2 giugno è cambiato.

Beppe Grillo presidente Repubblica e gli schiaffoni a Di Maio

Beppe Grillo, però, non ha rinunciato alla verve comica e anche a lanciare qualche messaggio in codice sia ai responsabili politici del Movimento, sia alla base pentastellata. «Mi candido per diventare presidente della Repubblica – ha detto tra il serio e il faceto -. Così, tanto per togliermi la soddisfazione di vedere arrivare Di Maio e dargli due schiaffi». Un progetto che aveva già ricordato qualche tempo fa, tra una frase e l’altra dei suoi spettacoli o degli articoli sul suo blog. Ma che adesso assume una sfumatura diversa.

Del resto, con il nuovo governo, Beppe Grillo è convinto che la situazione in Italia sarà completamente diversa. «Io urlavo quando c’erano i condannati in parlamento. Era liberatorio. Ora non succede più». Le frecciate sono riservate anche agli avversari politici che «non vorranno rassegnarsi e che saranno di una cattiveria diabolica». Ma se Grillo punta davvero al Quirinale, farebbe bene a non inimicarseli: serviranno anche i loro voti per essere eletto come successore di Sergio Mattarella.

(FOTO: ANSA/GIUSEPPE LAMI)

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