Sovranisti e no euro, gli account Twitter che hanno amplificato gli insulti a Mattarella

Follow the hashtag. Potrebbe essere questa la sintesi del lavoro di Andrea Stroppa e Danny Di Stefano, gli informatici che hanno cercato di risalire all’identità di una serie di account su Twitter che hanno diffuso e amplificato le offese al presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo la decisione del presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte di rimettere il mandato nelle mani del capo dello Stato.

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Account Twitter insulti Mattarella, la scoperta

Seguendo il percorso di tre hashtag sul social network di Jack Dorsey – #mattarelladimettiti, #impeachment, #impeachmentmattarella – i due esperti di informatica hanno individuato ben 360 profili, tutti con le stesse caratteristiche. E che, per questo motivo, destano particolari sospetti. Innanzitutto, i profili individuati – anche se non sono stati resi noti alla stampa – sono contrassegnati da una forte attività no-euro e rispondono a una sorta di ideologia sovranista.

Questo dal punto di vista della sostanza. Dal punto di vista della forma, invece, gli account sono caratterizzati dalla presenza di pochi followers (talvolta il loro numero si può contare sulle dita di una mano), ma dalla contemporanea attività febbrile nei confronti del following. Ovvero, tantissime persone seguite, ma pochissimi seguaci. Inoltre, gli informatici Stroppa e Di Stefano hanno verificato anche la complessità dei vari nickname, molto spesso formati da una sequenza di caratteri alfanumerici priva di un senso immediato.

Account Twitter insulti Mattarella, il meccanismo

Ciò non vuol dire che si tratti per forza di account falsi, ma la loro attività frenetica punta sicuramente a far diventare trending topic alcuni argomenti (come le offese o la richiesta di impeachment per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella). Nel meccanismo di Twitter, ciò influenza pesantemente la direzione del dibattito e la successiva attenzione da parte dei media, con tutte le conseguenze del caso.

Una sorta di megafono, insomma, il cui meccanismo è stato utilizzato (e cavalcato) molto spesso anche da altre forze politiche. Un sistema di diffusione di notizie sicuramente poco etico, che punta a sfruttare i social network in maniera decisamente improria.

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