«Va bene tutto, ma in cella con Sgarbi no», la risposta di Sallusti alla sentenza di condanna

19/05/2018 di Redazione

Il giorno dopo la condanna a 6 mesi di carcere per Vittorio Sgarbi, reo di avere diffamato in un articolo il pm Nino Di Matteo, ecco arrivare la reazione del diretto del Giornale Alessandro Sallusti, che si è visto infliggere una pena a 3 mesi per omesso controllo:

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Ci risiamo con la condanna al carcere per i giornalisti, in questo caso un opinionista (Vittorio Sgarbi) e un direttore (io), per omesso controllo. La sentenza (…) di primo grado, firmata da un solerte giudice del tribunale di Monza, riguarda un articolo scritto da Sgarbi sulle minacce ricevute dal pm palermitano Nino Di Matteo, quello del presunto complotto Stato-mafia, più noto per essere un pupillo dei grillini e star nei dibattiti televisivi nei quali non perde occasione di ripetere che a suo avviso Silvio Berlusconi è colluso con la mafia (roba questa sì da querela). La libertà di espressione e di opinione che lui pratica a piene mani, Di Matteo la nega a Vittorio Sgarbi, e per questo lo ha querelato. Del resto Sgarbi, non essendo un magistrato, non gode delle stesse libertà e immunità della sacra casta togata, in più scrive liberamente su Il Giornale e quindi peste lo colga!

L’articolo risale al 2 gennaio 2014 ed era intitolato “Quando la mafia si combatte solo a parole”. Uno dei passaggi più controversi è questo: “Riina non è, se non nelle intenzioni, nemico di Di Matteo. Nei fatti è suo complice. Ne garantisce il peso e la considerazione. La mafia firma un crimine, non lo annuncia“.

Sallusti conclude il suo editoriale prendendola a ridire (ma non troppo):

Sono fiducioso – come si dice in questi casi – nella saggezza dei giudici di appello. E, se proprio dovesse andare male, chiederò celle – meglio, carceri – separate. Espiare la pena con Vittorio è un’aggravante che non merito.

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