A Sorrento vietano le unioni civili nel chiostro di proprietà del comune

Vincenzo D’Anna aveva chiesto di unirsi civilmente al suo Beto in uno dei luoghi più caratteristici della città di Sorrento. Il Chiostro di San Francesco, di proprietà del comune, gli è però stato negato. A raccontarlo è l’Huffington Post. «Nel Chiostro di San Francesco – hanno comunicato dal municipio campano via mail – non si svolgono cerimonie riguardanti unioni civili».

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Unioni civili Sorrento, il divieto per il Chiostro di San Francesco

Il ragazzo di 27 anni, a quel punto, non ha esitato a parlare distintamente di discriminazione subita e ha contattato il portale online di notizie. In un primo momento, una funzionaria del comune di Sorrento aveva comunicato con un visibile imbarazzo che nel Chiostro di San Francesco, per ordini superiori, non si potevano celebrare le unioni civili.

La Fondazione Sorrento, che gestisce lo spazio, tuttavia aveva apertamente indicato come il Chiostro di San Francesco fosse ideale per «matrimoni civili» A questo punto, a Vincenzo D’Anna è sorto il dubbio che il problema fosse rappresentato dal fatto di essere gay: «Qual è la differenza tra unioni e matrimoni civili? – ha chiesto Vincenzo all’Huffington Post – Il fatto che le prime si celebrino tra persone dello stesso sesso? Eccola, la discriminazione».

A quanto pare, secondo il comune, ci sarebbe un accordo verbale con i monaci, il cui convento confina con il Chiostro di San Francesco: i matrimoni civili eterosessuali possono essere celebrati, ma non le unioni tra persone dello stesso sesso. «I sindaci che si rifiutano di celebrare le unioni civili rischiano una sanzione – ha ribadito Vincenzo D’Anna -. Ma più che per questo, ho deciso di denunciare la vicenda perché non ce la faccio, di fronte alla discriminazioni, a voltarmi dall’altra parte. E poi perché magari può servire ad altri dopo di noi a realizzare il loro sogno».

Unioni civili Sorrento, le parole del sindaco

Il sindaco di Sorrento Giuseppe Cuomo, intanto, contattato per dare risposte sull’argomento, ha affermato: «Benché il chiostro sia proprietà del Comune, è un luogo attiguo al monastero francescano e non mi è sembra opportuno celebrare lì questo tipo di unione. Piena disponibilità per altri luoghi che insistono sul nostro territorio. Non sono favorevole alle unioni civili, ma da avvocato e da sindaco non mi posso sottrarre».

Insomma, l’episodio di Vincenzo e di Beto a cui è stato negato il Chiostro di San Francesco per la loro unione civile dimostra come, a volte, non bastino le leggi per superare la discriminazione. Ci sono tanti altri modi per ferire che non vengono contemplate dai codici.

 

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