«Il candidato 5 Stelle in Molise è il nipote di un camorrista»

12/04/2018 di Redazione

C’è un certo imbarazzo tra i 5 stelle in Molise: lo zio di Andrea Greco era Sergio Bianchi, già affiliato al clan di Raffaele Cutolo. A rivelarlo, stamane, è il Fatto Quotidiano che titola in modo molto forte. Le colpe dei padri non devono ricadere sui figli e noi crediamo che questa regola valga anche per nipoti e via dicendo. Ma cosa sta accadendo in Molise?

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CHI ERA LO ZIO DI ANDREA GRECO

La polemica lascia il tempo che trova.  Lo zio del 33enne ex attore di teatro e laureato in Giurisprudenza si chiamava Sergio
Bianchi. Si chiamava, appunto. Perché Bianchi è morto ammazzato dalla polizia nel 1983. Risultava affiliato alla Nuova camorra
organizzata di Raffaele Cutolo. Lo zio di Greco era un uomo di fiducia del luogotenente di don Rafè, Pasquale Scotti, catturato
nel 2016 in Brasile dopo 31 anni di latitanza.

La base M5S però mal digerisce questa parentela. Il Fatto Quotidiano spiega come Bianchi si sia legato alla famiglia Greco:

Bianchi vive ad Agnone (Isernia), sottoposto a un rigido regime di sorveglianza speciale, quando sposa la sorella del papà di Andrea Greco, Giuseppina Greco. Con la moglie va a vivere in casa del cognato, Tommaso Greco, il padre del
candidato pentastellato. Quando Bianchi si dà alla latitanza la polizia fa irruzione in due abitazioni, nella convinzione
che si nasconda in una delle due. Una è di alcuni familiari dell’uomo, sempre ad Agnone. L’altra è casa Greco. Qui qualcosa va storto, la polizia esplode un colpo di pistola che recide un tendine del braccio di Tommaso Greco, che rimarrà invalido. Bianchi verrà ucciso un anno dopo. Questi i fatti. Avvengono nei primi anni 80

Anni ’80. Il candidato M5S non era ancora nato, sottolinea il Fatto, che prende nel pezzo le difese del giovane. Andrea ha in questi giorni replicato agli articoli di giornale su suo padre. «Questa storia rasenta il ridicolo –ha dichiarato al Quotidiano del Molise–perché mio padre, storpio da 36 anni, è una vittima delle mafie. Porterò il certificato di transazione di 150 milioni di lire che lo Stato ha versato a mio padre, riconoscendo autonomamente che lui fosse una vittima. Porterò il certificato dei carichi pendenti per dimostrare che non ha procedimenti in corso e quello del casellario giudiziale per dimostrare che non ha mai avuto problemi con la giustizia».

Nel pezzo firmato da Iurillo su Il Fatto si chiude con una postilla molto particolare. E una domanda.

Greco non può essere accusato di alcunché. Cosa c’entra con le malefatte di uno zio che non ha nemmeno fatto in tempo a conoscere? Proprio per questo dovrebbe essere il primo a promuovere un’operazione verità sui trascorsi della
sua famiglia. Finora questo non è accaduto, e la diffusione dei certificati penali del padre è rimasta solo un annuncio

 

 

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