Macron rompe l’immobilismo sui curdi di Afrin: «Vi appoggiamo»

Il 18 marzo scorso la conquista turca dell’enclave curda di Afrin in Siria ha suscitato una grande mobilitazione nei confronti di un popolo che, nell’immaginario collettivo, risulta abbandonato e lasciato solo di fronte agli equilibri regionali di Turchia, Siria, Iraq e Iran.

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Venerdì 30 marzo l’isolazionismo “forzato” dei curdi, che tanto hanno combattuto con l’appoggio esterno degli Usa l’organizzazione terroristica dell’Isis, è stato rotto dall’appoggio del presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron.

Il capo di Stato ha ricevuto una delegazione delle Forze democratiche siriane (Fds, una coalizione internazionale a guida curda) promettendo un aiuto concreto nella lotta al terrorismo. In termini pratici truppe francesi potrebbero venire dispiegate nella difesa di Manbij nel caso in cui la Turchia, dopo Afrin, decidesse di continuare la sua avanzata verso est dal nord ovest della Siria.

Secondo Le Monde, Macron ha dato “un messaggio di sostegno politico di una portata immensa”. Tale da suscitare l’immediata presa di posizione di Ankara: “Vorrei sottolineare che sono estremamente addolorato per l’approccio totalmente sbagliato della Francia sulla questione – ha dichiarato il presidente Recep Tayyip Erdogan – chi siete voi per parlare di mediazione tra la Turchia e un’organizzazione terroristica?”.

La Turchia è nemica storica dei curdi. In patria combatte da decenni il Partito dei lavoratori curdi (Pkk) e in Siria lo considera dietro alle azioni dell’Unità di protezione popolare (Ypg), attiva nella regione del Rojava.

Sette anni di guerra civile hanno minato profondamente le relazioni tra i Paesi della regione, che al momento potrebbero essere riassunte così:

– La Turchia combatte i curdi nel nord della Siria ed è interessata a non lasciar loro una sfera d’influenza in vista della fine della guerra civile.

– La Russia, che si è sostituita agli Stati Uniti come arbitro degli equilibri regionali, è un’alleata di ferro del presidente Assad. Tuttavia ha dovuto avallare l’offensiva di Ankara ad Afrin per non minare le relazioni tra i due Paesi e rimanere di fatto deus ex machina del caos siriano.

– I curdi siriani sono stati lasciati soli al loro destino, come spesso succede quando scoppia un conflitto nella regione. I curdi iracheni, presenti nel nord del Paese, godono invece di un certo grado di autonomia, anche se il referendum per l’indipendenza promosso nel settembre 2017 ha causato forti attriti con il governo centrale.

– L’Iran, infine, è anch’esso alleato del regime siriano e cerca di espandere la sua influenza sciita nella regione.

(Foto credits: Ansa)

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