Carta d’identità elettronica, i comuni che obbligano a pagare in contanti sono fuori legge

23/03/2018 di Redazione

Una marea di problemi. È questo – fino ad ora – il risultato della diffusione della carta d’identità elettronica. Ottenere un documento che avrebbe dovuto rendere più facili le operazioni di riconoscimento e che avrebbe snellito i processi della pubblica amministrazione sta diventando una vera e propria odissea. A ostacolare il rilascio della carta d’identità elettronica – ora – ci si mette anche l’impossibilità di pagarla con la carta di credito.

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Carta d’identità elettronica carta credito, il diritto di non pagare in contanti

Eppure, gli uffici comunali che pretendono che il cittadino paghi soltanto in contanti sono fuorilegge. Come precisato questa mattina sul quotidiano La Repubblica, infatti, le pubbliche amministrazioni sono tenute per legge ad aderire al sistema di pagamento elettronico denominato «pagoPA». Eppure, nell’anno 2018, molti uffici comunali non sono attrezzati per far fronte a questa situazione.

Il Ministero dell’Interno ha stabilito che il costo di produzione e spedizione della carta sia di € 16,79 a cui vanno aggiunti i diritti di segreteria di € 5,42, per un importo complessivo pari ad € 22,21. Già nei giorni scorsi avevamo assistito a discussioni surreali sulla possibilità di pagare (anche in contanti) questa cifra non certo rotonda. Alcuni dipendenti dell’ufficio anagrafe, infatti, hanno affermato che molto spesso sono costretti a versare la differenza per i cittadini sprovvisti del centesimino. O che a volte lasciano correre perché ci sono cittadini che presentano il contante di € 22,25 e che rifiutano il resto.

Carta d’identità elettronica carta credito, il processo va a rilento

Ma l’impossibilità di far fronte a un pagamento elettronico, per una pubblica amministrazione moderna, è davvero inaccettabile. Il problema è che – pur essendo fuorilegge l’ufficio che impedisce questa modalità di pagamento – il cittadino è letteralmente disarmato di fronte a questa evenienza. Un paradosso tutto italiano che è in corso dal 2016 e che sembra davvero lontano da una copertura totale.

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