Omicidi rituali in Nigeria sono rari secondo lo studio del Canada pubblicato anche dall’UNHCR

13/02/2018 di Redazione

L’omicidio di Pamela Mastropietro è stato collegato con la pratica degli omicidi rituali in Nigeria dall’avvocato di una delle persone ora ora in carcere con l’accusa di aver ucciso la giovane romana.

Omicidi rituali in Nigeria sono rari secondo lo studio del Canada pubblicato anche dall’UNHCR

«Potrebbe essere, forse siamo di fronte a una sorta di rito, dietro c’ è qualcuno il cui nome non è ancora emerso, una persona pericolosa per gli indagati, magari hanno paura anche di ritorsioni verso i parenti in Nigeria e per questo non parlano», ha dichiarato al Messaggero Gianfranco Borgani, il legale di Desmond Lucky.  L’articolo di Rosalba Emiliozzi sul Messaggero cita una ricerca ospitata sul sito dell’UNHCR, l’alto commissarriato per i rifugiati dell’Onu, realizzata dall’Immigration and Refugee Board of Canada, IRB l’acronimo,  l’autorità amministrativa che decide sulle richieste di protezione internazionale e di asilo fatte dagli stranieri in Canada.

 

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Il sito Dagospia, con corredo di foto splatter, l’ha linkato, e nella ricerca dell’ufficio immigrazione e rifugiati del Canada si possono trovare spunti da valutare con estrema cautela, sopratutto se messi in relazione con l’omicidio di Pamela Mastropietro. Innanzitutto il report sugli omicidi rituali in Nigeria realizzato dall’IRB del Canada si basa prevalentemente su articoli di giornale.  Tali fonti sono meno affidabili, ovviamente. Le ricerche scientifiche citate, come uno studio della School of Oriental and African Studies della università di Londra, evidenziano come gli omicidi rituali in Nigeria, che esistono, non sono sistematici.

 

Un’altra ricerca citata, questa volta invece realizzata da studiosi nigeriani, sottolinea come i rapimenti per gli omicidi rituali in Nigeria si indirizzino verso i bambini, i disabili e le persone che soffrono di patologie mentali. Un identikit difficilmente compatibile con quello di Pamela Mastropietro.  Nel documento dell’IRB sono citati otto omicidi – sette casi, ma uno è doppio – tratti da articoli di stampa, che sono stati classificati come omicidi rituali oppure sospetti omicidi rituali. Altri cinque morti sono citate come sospette di rientrare negli omicidi rituali, anche se gli eventuali colpevoli non sono stati arrestati.

 

Nei casi citati come omicidi rituali oppure omicidi rituali sospetti le vittime sono state mutilate in modo efferato, e spesso i loro organi sono stati sottratti. Secondo la descrizione del cadavere di Pamela Mastropietro effettuata da La Stampa, che ha fornito i primi dettagli del lavoro degli inquirenti, la situazione non sarebbe compatibile con un omicidio rituale. «Si esclude categoricamente il prelievo e la scomparsa di organi interni, mentre manca tutta la pelle del collo. Gli organi genitali sono stati completamente fatti a pezzi, forse per nascondere un abuso di carattere sessuale».

 

A noi appare prematuro trarre qualsiasi conclusione, così come sarebbe opportuno andare molto cauti con la suggestione dell’omicidio rituale di Pamela Mastropietro, come fatto con troppa enfasi dal Messaggero e da Dagospia che ha ripreso il pezzo. Nel documento dell’IRB  del Canada non c’è sostanzialmente niente che corrobori questa ipotesi, che al momento è stata citata solo da un avvocato degli accusati, anche per discolparlo, e non dagli inquirenti.

Foto copertina: ANSA/ FABIO FALCIONI

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