Facebook ha violato le leggi tedesche sulla privacy

13/02/2018 di Redazione

Facebook ha violato le leggi sulla privacy. È quanto emerge da una sentenza di un tribunale tedesco emessa nelle scorse settimane. Alcuni attivisti che si battono per la tutela del diritto alla riservatezza hanno sostenuto con successo che cinque servizi dell’app che consente di navigare sul social network da dispositivi mobili venivano attivati per impostazione predefinita in violazione delle norme in vigore.

Facebook e la privacy, social network bocciato dai giudici tedeschi

La sentenza (non ancora definitiva, ci sarà appello) è stata emessa da un tribunale regionale di Berlino lo scorso 16 gennaio. La denuncia degli attivisti della per la tutela della privacy della VZBV (organizzazione che raggruppa le associazioni di consumatori) riguardava la legge federale sulla protezione dei dati in base alla quale, per ottenere il consenso al trattamento, una società deve chiarire lo scopo e le modalità di utilizzo. Secondo i giudici Facebook non ha fatto abbastanza per avvertire gli utenti delle attivazione di alcune opzioni nel menu delle impostazioni sulla privacy: in particolare sono risultate già spuntate un’opzione per condividere la posizione con gli altri utenti in chat e un’altra per dare la possibilità a Google e altri siti di mostrare informazioni sul profilo Facebook nei loro risultati di ricerca. La corte ha anche considerato illegale l’obbligo  per gli utenti di fornire il nome reale sul social network.

Il nuovo regolamento Ue in vigore dal 25 maggio

Le norme in vigore in Germania stabiliscono che le comunicazioni sulla privacy devono essere caratterizzate da un linguaggio comprensibile, chiaro, e afferma in maniera esplicita che non sono accettabili le caselle già spuntate o altre forme di consenso pre-impostato. Ora Facebook fa sapere di essere intenzionata a fare ricorso. Ma la strada tracciata dal legislatore è chiara. Un avvocato indipendente citato dalla Bbc ha spiegato che il caso su cui si è espresso il tribunale a Berlino potrebbe riguardare anche altri siti. E va ricordato che il prossimo 25 maggio entrerà in vigore il regolamento generale dell’Ue sulla protezione dei dati personali (GDPR). Indipendentemente da quanto verrà stabilito in appello sul caso Facebook dunque, ci saranno regole più rigide per evitare le violazioni.

(Foto Dpa da archivio Ansa)

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