Jessica era già stata molestata una settimana prima di essere uccisa

09/02/2018 di Redazione

C’è un particolare inquietante, che contribuisce a far aumentare la rabbia per l’omicidio di Jessica Valentina Faoro. La ragazza, infatti, ha chiamato i carabinieri una settimana prima della sua morte per denunciare il tentativo di molestie da parte del suo assassino, Alessandro Garlaschi. Intorno all’una di notte, una pattuglia – rispondendo alla chiamata – aveva trovato la 19enne nel cortile della palazzina di via Brioschi 93.

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OMICIDIO JESSICA, IL PRECEDENTE

Jessica aveva raccontato ai carabinieri di essere stata avvicinata dall’uomo mentre dormiva, che si era ribellata alle sue avances, che credeva che la moglie di Garlaschi fosse in realtà sua sorella. Inoltre, aveva affermato che – all’interno dell’appartamento – c’erano due suoi zaini con gli effetti personali e un cane (che sarebbe stato venduto nei giorni immediatamente successivi).

I carabinieri avevano perlustrato l’appartamento, ma non avevano riscontrato particolari anomalie. La ragazza non aveva sporto ufficiale denuncia: il consiglio delle forze dell’ordine era stato quello di mettere nero su bianco le sue dichiarazioni nel caso in cui l’evento si fosse ripetuto in seguito. Jessica aveva rassicurato i carabinieri, affermando che sarebbe andata ad abitare da un’amica e che non sarebbe più tornata in quell’appartamento.

OMICIDIO JESSICA, LA NECESSITÀ DI DENUNCIARE

Le cose, poi, sono andate diversamente. Jessica, nella settimana successiva, è tornata in via Brioschi 93 e non ha denunciato l’uomo che le avrebbe tolto la vita. I rimpianti aumentano, perché una gestione più attenta della circostanza avrebbe potuto evitare quanto accaduto la settimana dopo. L’avvisaglia di qualcosa che non andava, insomma, c’era già. E questo deve farci riflettere sulla necessità di denunciare qualsiasi tipo di molestia.

 

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