Il like della dem Patrizia Prestipino al commento dei suoi alunni «Boia chi molla»

29/01/2018 di Redazione

Ci sono due problemi nella vicenda di Patrizia Prestipino che ha salutato con entusiasmo il messaggio di incoraggiamento di alcuni suoi alunni che le avevano scritto su Instagram «Boia chi molla». Innanzitutto, la risposta dell’esponente del Partito Democratico, candidata per un posto alla Camera dei deputati. Senza battere ciglio, l’attuale presidente del Municipio IX di Roma ha scritto: «Grandi i miei ragazzi. Vi amo e grazie dell’incoraggiamento». Poi, c’è il fatto che – da insegnante – avrebbe dovuto correggerli e invitarli a non ripetere un macroscopico errore storico.

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PATRIZIA PRESTIPINO, UNA GAFFE SOCIAL

«Boia chi molla», infatti, è un motto utilizzato, sin dal dopoguerra e in modo particolare nei difficili anni Settanta, da tutti i gruppi organizzati di estrema destra. Invece, è stato utilizzato come incoraggiamento per una esponente del Partito Democratico, con tanto di fotografia di gruppo davanti a un manifesto PD che invita a «scegliere la cultura».

Il post è stato cancellato dopo una ventina di minuti e la stessa Prestipino è stata costretta a fare marcia indietro. Intervistata dal sito La Notizia, la candidata dem ha spiegato: «Si tratta di conversazioni private pubblicate per 26 minuti su un profilo che io non utilizzo per comunicazioni politiche – ha affermato – e che in questi giorni soprattutto è seguito da mia nipote, che certo ha apprezzato il messaggio di in bocca al lupo che i ragazzi volevano mandarmi. Ovviamente senza dare alla frase in questione un peso di carattere ideologico che pure dovrebbe avere».

PATRIZIA PRESTIPINO, IL PRECEDENTE

Non è la prima gaffe a cui la Prestipino si è esposta negli ultimi mesi. In estate, infatti, aveva chiesto un supporto alle mamme «per continuare la razza italiana». Una dichiarazione che, visto come sta andando il dibattito politico in questa campagna elettorale, sarebbe stata benissimo sulla bocca del candidato della Lega alla regione Lombardia Attilio Fontana. Ma, a quanto pare, al peggio non c’è mai fine.

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