I tablet per il referendum della Lombardia non sono utilizzabili dalle scuole

29/01/2018 di Redazione

I tablet per il voto elettronico nel referendum sull’autonomia organizzato dalla regione Lombardia il 22 ottobre non sono utilizzabili dalle scuole. 1500 dispositivi elettronici, sugli oltre 20 mila realizzati dalla società Simantic per la votazione, sono stati affidati a sessanta istituti scolastici per sperimentare una loro conversione in ambito educativo. I tablet/voting machine sono costati circa 23 milioni di euro.

I tablet per il referendum della Lombardia non sono utilizzabili dalle scuole

Il presidente della Lombardia Roberto Maroni aveva giustificato il raddoppio della spesa per il voto elettronico proprio per il carattere di investimento dei tablet, in realtà voting machine. «È un investimento, non una spesa perché i tablet rimarranno in dotazione alle scuole come strumento didattico», aveva spiegato Maroni quando aveva presentato la novità delle voting machine. Il referendum per l’autonomia organizzato dalla regione Lombardia è stata la prima consultazione italiana svolta con il voto elettronico, una modalità approvata anche dal M5S. La sperimentazione dei cosiddetti tablet nelle scuole lombarde però sta andando male, come racconta un articolo di Marco Romandini per il Fatto Quotidiano.

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Negli istituti che hanno ricevuto le voting machine gli insegnanti hanno difficoltà a far utilizzare i tablet ai bambini, anche perché sono stati assemblati per questo scopo, non a fini didattici. I tablet della regione Lombardia sono grossi, pesano 2 chili e hanno dimensioni di 25 centrimetri per lato. Sono particolarmente lenti, i bambini hanno problemi col touchscreen visto che fanno fatica a premere lo schermo con forza sufficiente e ci sono difficoltà a utilizzare Ubuntu, visto che mancano programmi compatibili per l’educazione scoalistica. Il sistema operativo è stato scelto appositamente per risparmiare, al fine di rendere meno costosa la produzione delle voting machine risparmiando sulla licenze commerciali necessarie per acquisire Windows. «In Regione un tecnico che ha chiesto l’anonimato spiega che nel capitolato d’appalto era stato richiesto di installare un software open source per non pagare eventuali licenze commerciali. “Fatto sta che così, tra hardware e software, i tablet sono inutili per gli studenti” dico. “Perché non sono tablet – mi risponde il tecnico – tablet ce li avete chiamati voi della stampa, sono voting machine“. “In realtà tablet li ha chiamati Maroni”, facciamo notare “ma se sono voting machine e quindi inutilizzabili come semplici tablet, che ci fanno in una scuola?”, “non voglio entrare in discussioni politiche – taglia corto –, vedremo come risolvere il problema dopo un incontro con i dirigenti scolastici”», riporta Marco Romandini sul Fatto Quotidiano, evidenziando quanto sia difficile utilizzare dispositivi elettronici pensati per il voto in un altro ambito come la didattica.

Foto copertina: Ansa/Daniel Dal Zennaro

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