Gessica Notaro, un anno dopo: «Giro con il bodyguard, pedinata da ex delle donne che difendo»

11/01/2018 di Redazione

Un anno dopo la brutale aggressione con l’acido che ha sfigurato il suo volto, Gessica Notaro racconta la sua nuova vita ai microfoni del Quotidiano Nazionale. Il 10 gennaio 2017, il suo ex Edson Tavares mise in atto quel folle piano destinato a cambiare la vita della giovane donna. Oggi, lui è in carcere, condannato per aggressione e stalking, lei, invece, cerca di ricostruire i tasselli del suo presente, ma ancora lo incontra nei suoi peggiori incubi.

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GESSICA NOTARO, LA SUA NUOVA VITA UN ANNO DOPO

«Me lo immagino ancora con la bottiglietta di acido in mano – dice Gessica Notaro -. Mi ha cambiato la vita: ora faccio fisioterapia tutti i giorni, a breve dovrò sottopormi a un nuovo intervento all’occhio. Ma in generale cerco di andare avanti e di vivere le nuove esperienze che mi stanno capitando (la Notaro potrebbe anche far parte del cast di Ballando con le stelle, ndr)».

Tuttavia, la cosa più inquietante resta il fatto che, molto spesso, Gessica Notaro subisce delle intimidazioni proprio per ciò che rappresenta: una donna maltrattata che, con coraggio, ha avuto la forza di aiutare tutte le ragazze in difficoltà. E gli inconvenienti sono tanti: «Sono stata costretta ad assumere un bodyguard, un professionista del settore che mi accompagna agli incontri pubblici. Poi, c’è il mio angelo custode che mi sorveglia: un carabiniere della forestale di Rimini che è sempre stato al mio fianco».

GESSICA NOTARO, LE AGGRESSIONI IN STRADA

Queste misure precauzionali si sono rese necessarie per il fatto che, in almeno cinque circostanze, Gessica Notaro è stata offesa e addirittura pedinata: «L’episodio più sgradevole si è verificato a Novafeltria, dove stavo raccontando la mia esperienza. Un uomo mi ha insultato e pedinato: sono persino dovuti intervenire i carabinieri».

Tutto questo per una ragione ben precisa: «Si tratta di squilibrati, di ex compagni di donne che in questi mesi mi hanno chiesto aiuto, perché picchiate o minacciate. A loro dico sempre di andare avanti e di non mollare».

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