Carlo Calenda, scontro frontale con il PD sul canone Rai: «L’abolizione è una presa in giro»

Puntuale, come in ogni campagna elettorale, arriva la rissa sul canone Rai. Questa volta ad agitare le acque ci pensa il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, che attacca frontalmente il segretario del Partito Democratico Matteo Renzi il quale sarebbe in procinto di fare dell’abolizione del canone uno dei cavalli di battaglia per la prossima campagna elettorale.

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CARLO CALENDA, SCONTRO SUL CANONE RAI

Questa mattina, Calenda ha twittato il suo dissenso nei confronti di questa operazione, dichiarandola  – con un gioco di parole – una «partita di giro» e una «presa in giro»:

Il ministro – sempre più distante, ormai, dalle posizioni del Partito Democratico – ha sottolineato come la sostituzione del canone Rai con un eventuale finanziamento pubblico alla stessa Rai sia soltanto un modo per aggirare il problema e per dare l’illusione ai cittadini di spendere di meno. Un finanziamento pubblico, infatti, rappresenterebbe comunque un intervento sulle tasche dei contribuenti.

CARLO CALENDA, LA RISPOSTA DEL PARLAMENTARE PD ANZALDI

Pronta e rapida la risposta del deputato del Partito Democratico Michele Anzaldi, che siede in commissione di vigilanza Rai: «Caro Calenda – ha scritto su Twitter -, se tagliamo 1,5 mld spesa pubblica ed eliminiamo canone Rai, i cittadini pagano meno. Altro che presa in giro: serve un processo di modernizzazione ed eliminazione degli sprechi unici nel panorama delle tv, con risparmio immediato di 500mila euro. Far risparmiare cittadini, come con stop Imu».

Tuttavia, Carlo Calenda ha ribadito la propria posizione: ha affermato che è impossibile ritornare sui propri passi, dopo che proprio il governo Renzi aveva inserito il canone Rai in bolletta e che quest’ultima questione, se deve essere affrontata, va letta nell’ottica di una privatizzazione. Il ministro, infatti, non sarebbe contrario a questa eventualità.

CARLO CALENDA, L’INTERVENTO DELL’USIGRAI

Quella del canone, rincara la dose Calenda, è una «proposta stravagante». Sulla tematica è critico – ma da un altro punto di vista – il sindacato dei giornalisti Rai. L’Usigrai, infatti, è intervenuto nel dibattito con una nota: «Puntuale come un orologio svizzero parte la campagna elettorale e arriva l’attacco alla Rai. Un copione che si ripete da anni. Laddove si è abolito il canone, il Servizio Pubblico è stato fortemente ridimensionato. A tutto vantaggio dei privati. Se questo è l’obiettivo basta dichiararlo apertamente».

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