Molestie a Vice: tra le vittime anche Martina Veltroni, figlia di Walter

24/12/2017 di Redazione

Dopo il cinema, il giornalismo: lo scandalo molestie dilaga e travolge Vice, il colosso dei nuovi media. Un’inchiesta del New York Times rivela ciò che accadeva nella redazione che produce video per web e tv: baci non richiesti, palpeggiamenti, commenti osceni e proposte di sesso. Venti i casi denunciati dalle dipendenti, quattro quelli chiusi dalla media company con un patteggiamento.

MOLESTIE A VICE, IL CASO DI MARTINA VELTRONI

Uno di questi ha per protagonista la figlia di Walter Veltroni, Martina Veltroni: 30 anni, a inizio 2017 la donna ha denunciato il suo capo, l’ex direttore Jason Mojica, con cui aveva avuto rapporti sessuali consenzienti. Alla fine della relazione – sostengono i legali della primogenita dell’ex segretario Pd – il superiore si sarebbe vendicato, ostacolando la sua carriera. La vicenda – secondo il New York Times – si è chiusa con un patteggiamento, come concesso dalla legge americana: Martina Veltroni sarebbe stata risarcita in denaro (non si sa a quanto ammonti la cifra ricevuta), mentre Jason Mojica è stato licenziato da Vice a fine novembre. La motivazione della media company: l’ex direttore aveva tenuto un «comportamento incoerente con le nostre politiche, i nostri valori e il modo in cui crediamo che i colleghi debbano lavorare».

MOLESTIE A VICE, COINVOLTO ANCHE IL PRESIDENTE DELLA MEDIA COMPANY

Oltre a James Mojica, un altro big della media company è rimasto coinvolto nello scandalo delle molestie a Vice: si tratta del presidente della società Andrew Creighton, di 45 anni. Secondo il New York Times l’uomo è stato costretto a pagare 135mila dollari a un’ex dipendente, che nel 2016 aveva denunciato di essere stata licenziata, per aver rifiutato di fare sesso con lui.

Sono molti di più, però, i casi di molestie a Vice comprovati dal New York Times con email, sms e documenti legali. Episodi che stupiscono ancora di più considerando la linea editoriale della media company, che produce contenuti progressisti, rivolti soprattutto ai più giovani, spesso in prima linea per la parità dei sessi.

MOLESTIE A VICE, IL MEA CULPA DEL FONDATORE

Il co-fondatore e amministratore della società, Shane Smith, non se l’è sentita di smentire i casi di molestie a Vice, rilasciando al New York Times un commento che suona tanto come un mea culpa: «Non siamo riusciti a creare un ambiente, dove tutti, soprattutto le donne, possano sentirsi rispettati e in grado di lavorare bene». La responsabilità – spiega l’azienda – è della «cultura da club per soli uomini».

Dopo lo scandalo molestie, a Vice qualcosa cambierà: oltre i licenziamenti – tra cui quello del direttore accusato da Martina Veltroni – è stato nominato un nuovo capo del personale e sono state vietate le relazioni tra dipendenti e superiori.

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