Over 45, come evitare la sindrome del tunnel carpale

22/12/2017 di Redazione

Formicolio, senso di intorpidimento, dolore alla mano e alle dita: disturbi tipici causati dalla sindrome del tunnel carpale, una delle neuropatie periferiche più frequenti. Minaccia prevalentemente le persone di 45-60 anni, con un’incidenza annua di circa 300 casi ogni 100 mila abitanti. Ma cos’è la sindrome del tunnel carpale, e cosa la provoca? “È un intrappolamento del nervo mediano nel canale del carpo, che si trova a livello del polso, composto da una parte ossea fatta dalle ossa del carpo e un tetto fatto da un legamento fibroso”, spiega all’AdnKronos Salute Stefano Jann, direttore dell’Uoc di Neurologia dell’Ospedale di Fidenza.

Cosa determina l’intrappolamento del nervo? “Problematiche legate al tunnel stesso, quindi forme traumatiche, artrosiche e l’invecchiamento del canale del legamento trasverso del carpo – illustra il neurologo – oppure per problematiche intrinseche al nervo, legate quindi a sofferenza dello stesso, in alcuni casi anche a tumore. Comunque tutte quelle situazioni che determinano un allargamento del nervo”.

TUNNEL CARPALE, CHI SONO LE CATEGORIE PIÙ A RISCHIO

Tra le categorie più a rischio, osserva Jann, “figurano i lavoratori del pesce, forse per gli sforzi nel sollevare le cassette o le temperature in cui lavorano. Poi troviamo tutti quelli che fanno dei lavori usuranti per le mani, e soprattutto che utilizzano strumentazione vibrante. Esistono poi altre situazioni non patologiche, come ad esempio la gravidanza: nelle donne incinte è decisamente più frequente la sindrome del tunnel carpale. Un’altra causa è l’ipotiroidismo: curandolo la situazione tende a risolversi nel tempo”.

TUNNEL CARPALE, COME RIDURRE I FATTORI DI RISCHIO

Nel trattamento della sindrome del tunnel carpale “una riduzione di quelli che sono i fattori di rischio è fondamentale – sottolinea lo specialista – ovvero cercare di evitare quelle manovre, quelle usure da attività che predispongono alla patologia. Laddove questo non si riesca a fare – ricorda – esistono delle terapie di tipo conservativo e di tipo chirurgico. Quelle di tipo conservativo sono soprattutto farmaci che hanno un effetto anti-infiammatorio, ma anche tecniche di tipo fisiatrico. Per i casi più severi, più gravi o comunque che non riescono ad avere un miglioramento, una reversibilità, si ricorre alla tecnica chirurgica, aprendo questo canale del carpo dall’alto”.

Un intervento chirurgico è sempre necessario, oppure esistono altre strategie di trattamento? “Dobbiamo distinguere tra forme di tipo lieve e forme di tipo grave – risponde il neurologo – Se uno soffre di una forma di tunnel carpale severa purtroppo non esiste alcuna possibilità se non quella chirurgica, che deve essere fatta in tempi relativamente brevi, perché se il nervo muore del tutto anche l’intervento rischia poi di non riuscire a sortire nessun risultato”.

“Nelle forme di tipo lieve o moderato – prosegue – dove la sintomatologia è iniziale, incostante e non coinvolge problematiche motorie ma soprattutto sensitive, un trattamento conservativo oggi è possibile. Esiste uno studio che è appena stato terminato e che ha dato risultati estremamente soddisfacenti, forse al di là di quelle che erano le aspettative. Lo studio consente di poter dire che, in forme di tipo lieve moderato, l’utilizzo della levo-acetilcarnitina ha apportato miglioramenti clinici per quanto riguarda la sintomatologia del paziente, con riduzione del dolore, delle parestesie, dell’insensibilità alle dita. Ma soprattutto ha determinato anche un miglioramento della funzionalità del nervo, misurata con tecniche di tipo neurofisiologico. Questo francamente lo speravamo, ma non ce lo aspettavamo. Si tratta di un dato estremamente significativo”, conclude il neurologo.

 

Foto copertina: Pixabay

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