Italia ai vertici della cardiologia, ma servono investimenti tecnologici per mantenere il primato

22/12/2017 di Redazione

Il 78.esimo congresso della Società italiana di cardiologia (Sic) a Roma ha evidenziato come il nostro Paese si trovi ai vertici europei e mondiale nella cura della patologie cardiache. Lo ha rimarcato in particolar modo, Pasquale Perrone Filardi, presidente della Finsic, nel suo intervento conclusivo del congresso.  «L’Italia è un punto di riferimento all’interno della Società europea di cardiologia (Esc), la più importante realtà scientifica di settore al mondo, e il nostro Paese in termini di qualità e quantità di contributi scientifici risulta ai primi posti, numericamente solo dietro alla Germania, su 56 Nazioni incluse. Abbiamo un ruolo di altissimo profilo a livello europeo e mondiale, direi trainante, esprimiamo un’eccellenza in campo cardiologico, soprattutto i giovani stanno dimostrando una vitalità scientifica eccezionale, che fa onore al Paese e alla ricerca», ha evidenziato Pasquale Perrone Filardi.

Italia ai vertici della cardiologia, ma servono investimenti tecnologici per mantenere il primato

Nel congresso è emerso come il progresso tecnologico stia cambiando la vita dei pazienti, grazie al ridotto ricorso dell’intervento chirurgico tradizionale. In Italia c’è la mortalità più bassa in Europa per infarto, e la maggior aspettativa di vita insieme al Giappone. Per mantenere questo primato però l’Italia deve investire di più in nuove tecnologie per interventi miniinvasivi.

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Il past president della Società italiana di cardiologia Francesco Romeo spiega ad Adnkronos come « il 7% della popolazione dopo i 75 anni ha problemi alla valvola aortica e questa patologia è un esempio di campo dove si potrebbe applicare molto di più la cardiologia interventistica strutturale. Si tratta di difetti della struttura del cuore che prima erano prerogativa esclusiva della cardiochirurgia. E grazie all’esperienza accumulata oggi, l’area di applicazione si espande anche alle valvole mitrali, oltre che aortiche. La cardiologia interventistica strutturale si è ampliata tantissimo con nuove applicazioni che ci consentiranno nel prossimo futuro di trattare tutte le patologie organiche del cuore con tecniche minivasive percutanee che rispettano l’integrità psicofisica dei pazienti». Romeo rimarca come simili operazioni andrebbero favorite in ottica di riduzione dei costi e delle sofferenze del malato, ma all’interno della sanità prevalgono calcoli sulla singola voce di spesa che non consentono di apprezzarne pienamente i benefici.

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