Maria Elena Boschi denuncia una caccia alla donna sul caso Etruria contro di lei

21/12/2017 di Redazione

Maria Elena Boschi si difende sul caso Etruria in una lunga intervista concessa alla Stampa dopo l’audizione di Federico Ghizzoni in merito al suo interessamento per la possibile acquisizione dell’istituto toscano dove suo padre era vicepresidente da parte di Unicredit. La sottosegretaria alla presidenza del Consiglio cambia versione rispetto al passato, dove sostanzialmente negava contatti, tanto da aver escluso di aver mai incontrato Ghizzoni in privato, cosa non vera, ma difende il suo interessamento sulle sorti di Etruria per tutelare il territorio di Arezzo.

Maria Elena Boschi denuncia una caccia alla donna sul caso Etruria contro di lei

Maria Elena Boschi definisce il caso una caccia alla donna, per nascondere i veri problemi del credito italiano. «Il tentativo è quello di trovare un ottimo capro espiatorio per non discutere delle vere vicende che hanno riguardato il sistema bancario italiano. Io non mi faccio utilizzare come foglia di fico per coprire chi ha sbagliato in questi anni». La sottosegretaria alla presidenza del Consiglio si ritiene soddisfatta dalle audizioni della commissione di inchiesta sulle banche, dove il presidente di Consob Vegas, il governatore di Banca d’Italia Visco e l’ex AD di Unicredit Ghizzoni hanno rivelato incontri finora non conosciuti sul suo interessamento per Etruria, escludendo sue pressioni per la sorte dell’istituto toscano. «Non ho fatto pressioni…Rivendico invece il fatto di aver chiesto informazioni. Sarebbe stato assurdo il contrario. Parlare con gli amministratori delegati e ascoltare gli amministratori delegati è una delle attività di chi sta al governo: chi non lo capisce o è in malafede o è totalmente vittima della demagogia qualunquista».

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A questo proposito Maria Elena Boschi vede un’abissale differenza tra il suo incontro con Ghizzoni e la ricostruzione fatta dall’ex direttore Ferruccio de Bortoli nel libro Poteri forti (o quasi). « De Bortoli sostiene che io vada da Ghizzoni per chiedergli di comprare la banca e che l’Ad a quel punto faccia fare le verifiche. Non sono stata io a chiedere di acquisire. Ma Mediobanca prima, il management di Bpel poi. Io mi sono informata sul se, non ho chiesto di. È una informazione, non una pressione. C’è una differenza abissale». L’ex ministro delle Riforme ricorda come in passato de Bortoli abbia attaccato con durezza il cosiddetto “Giglio Magico”, gli esponenti del PD fiorentino legati a Matteo Renzi, come lei, Luca Lotti, Francesco Bonifazi o Marco Carrai, e conferma alla Stampa la causa civile su cui auspica che non cadrà il silenzio.

Foto copertina: ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

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