Le violenze e le frasi choc nel lager degli anziani: «Ti faccio morire come Gesù Cristo»

14/12/2017 di Redazione

La casa di riposo si era trasformata in un vero e proprio lager degli anziani. Gli ospiti della struttura venivano minacciati, presi a schiaffi, costretti ad assumere psicofarmaci. Le violenze fisiche e psicologiche erano abituali. Frequenti. E ovviamente ingiustificabili. «Domani ti faccio le punture, quelle che ti fanno male, vuoi morire da sola? Vuoi morire come Gesù Cristo? Va bene, domani ti faccio una croce…», diceva uno degli operatori. È quanto emerso dalle indagini dei finanzieri di Olbia, coordinate da magistrati romani, sulla Villa Fidia di Casal Palocco. Indagini che hanno portato alle accuse sia nei confronti di infermieri e medici che dei gestori. Ne parlano oggi Valeria Costantini e Fulvio Fiano sulle pagine romane del Corriere della Sera.

Le frasi choc nella casa di riposo diventata un lager per anziani

Sei persone risultano indagate per le violenze sui malati fragili e non autosufficienti. Dovranno rispondere di maltrattamenti aggravati dall’abuso su persone indifese per l’età e le condizioni di salute fisica e mentale di abuso di prestazione d’opera. Alcuni anche per esercizio abusivo della professione medica. Tra gli indagati ci sono la coordinatrice della casa di riposo, sua figlia, che è direttrice della società che gestisce la struttura, un responsabile del personale, un inserviente autore materiale degli abusi e due medici. Agli anziani sarebbero stati anche somministrati sedativi senza autorizzazione. I fatti risalgono al 2016 e sono emersi dopo la denuncia dei familiari di uno degli ospiti:

A L.D.L. veniva negata l’acqua perché bagnava il letto e così la donna ha contratto una grave infezione alle vie urinarie. I.R. aveva tosse frequente e crisi respiratorie, ma anziché chiamare un medico l’unica cura che le veniva somministrata era un sedativo perché non disturbasse. V. R. (affetta da Alzheimer) veniva trascinata in camera per i capelli, tanto da farne cadere a terra delle ciocche, o condotta in bagno a suon di schiaffi, fino a farle sanguinare la bocca. I.A., non più autosufficiente per un ictus cerebrale, veniva legata alla spalliera del letto con dei calzini per inserirle un catetere.

Dalle indagini sono emerse frasi choc.  «Che brutta fine che fai, tra poco muori e non hai nipoti, manco uno», diceva l’inserviene a una donna in lacrime. Lei rispondeva : «Ti prego, non dire queste cose». E ancora. Altro caso: «Per piacere! Non datemi medicine che non mi servono, non sono un cane che deve dormire così», implorava uno degli anziani. «Devi morire!», gli rispondeva l’infermiere. E poi, altra richista di aiuto: «C’è qualcuno? Sono in prigione, devo andare in bagno…, bagno il letto… c’è qualcuno? È giorno, aiuto! Non mi posso muovere». «Dai, hai rotto i coglioni… hai proprio rotto i coglioni», la risposta.

Va precisato che la nuova gestione è del tutto estranea alle vicende emerse con le indagini dei finanzieri.

(Foto generica da archivio Ansa)

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