C’è la data del voto, ecco cosa (non) succede fino al 4 marzo

13/12/2017 di Donato De Sena

Con buona probabilità le prossime Elezioni Politiche si svolgeranno domenica 4 marzo. È questa infatti la data rispetto alla quale i principali partiti sembrano intenzionati a raggiungere un’intesa e che sembra mandare definitivamente in archivio l’ipotesi di un rinvio del voto a maggio, che pure era circolata in queste settimane. Ma cosa accadrà da oggi al giorno delle urne?

Elezioni Politiche entro 70 giorni dallo scioglimento delle Camere

È possibile tracciare una road map grazie a ben precise scadenze indicate dalla Costituzione ed è chiaro anche quali proposte politiche verranno definitivamente accantonate. Secondo la legge la legislatura in corso, cominciata il 15 marzo 2013 dopo il voto del 24 e 25 febbraio, dovrebbe concludersi esattamente dopo 5 anni, quindi a metà marzo 2018. Ma il presidente della Repubblica e il governo hanno un margine di flessibilità sufficiente per decidere la data dello scioglimento delle Camere e del voto. L’articolo 61 della Costituzione stabilisce che «le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro 70 giorni dalla fine delle precedenti», che «la prima riunione ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni» e che «finché non siano riunite le nuove Camere sono prorogati i poteri delle precedenti».

La fine della legislatura tra Natale e Capodanno

Ciò significa che le Elezioni Politiche 2018 devono necessariamente svolgersi entro maggio e che il voto a marzo può essere deciso solo attraverso uno scioglimento anticipato delle Camere a fine 2017 o al massimo nei primi giorni del nuovo anno. Formalmente la decisione spetta al Quirinale. Secondo gli articoli 87 e 88 della Carta è il presidente della Repubblica a indire le elezioni dei membri di Camera e Senato ed è ancora il capo dello Stato che «può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse». Ma si attivano anche canali informali con i principali partiti e i gruppi parlamentari.

Con l’intesa sulla data del 4 marzo è probabile lo scioglimento delle Camere subito dopo l’approvazione della legge di Stabilità, prevista come solitamente accade a ridosso delle festività natalizie. A pochi giorni dal via libera della Finanziaria il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni dovrebbe salire al Colle per comunicare al presidente della Repubblica la conclusione della sua esperienza di governo. Sergio Mattarella dovrebbe dunque annunciare la fine della legislatura tra Natale e Capodanno, con oltre due mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale.

Gentiloni non dimissionario ancora in carica per gli affari correnti

Secondo le previsioni Gentiloni non si presenterà al Quirinale come dimissionario, ma si limiterà a dichiarare esaurita la sua esperienza a Palazzo Chigi. A quel punto il capo dello Stato potrebbe chiedere al premier di restare in carica solo per il disbrigo degli affari correnti. Si tratta di quanto già accaduto nel 2001 alla fine del governo Amato e nel 2006 ai tempi del governo Berlusconi, quando le Camere vennero sciolte senza le dimissioni del presidenti del Consiglio. Questa scelta del Colle potrebbe essere utile per fronteggiare meglio un’eventuale fase di stallo istituzionale dopo le Politiche. Il nuovo sistema elettorale e la frammentazione del quadro politico rendono infatti improbabile che una delle coalizioni in campo riesca con il voto ad ottenere in Parlamento, sia alla Camera che al Senato, la maggioranza assoluta dei seggi. Secondo gli ultimi sondaggi elettorali solo il centrodestra composto da Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia è in grado di superare il 30% dei voti. Al momento Pd e M5S vengono stabilmente rilevati al di sotto di quella soglia di consenso.

Addio ius soli e addio legge sui vitalizi

Ma nell’indicazione della data delle elezioni 2018 ci sono anche valutazioni prettamente politiche da fare. Lo scioglimento anticipato delle Camere a fine dicembre esclude ogni possibilità di approvare ius soli e di calendarizzare altri disegni di legge o decreti che pure hanno animato il dibattito pubblico e che sono considerati da diversi partiti come prioritari. Se da una parte la scelta della data ha generato un’accelerazione sul biotestamento, giunto ormai all’approvazione definitiva, dall’altra ha definitivamente archiviato nuove norme sulla cittadinanza agli stranieri nati o cresciuti in Italia o sui vitalizi agli ex parlamentari. Come pure una nuova legge sul conflitto di interessi o sul consumo del suolo. Questioni che, c’è da scommetterci, torneranno ad essere terreno di scontro nel corso della campagna elettorale.

La campagna elettorale entrerà nel vivo con la presentazione delle liste. Stando al testo unico delle leggi elettorali le liste dei candidati e la relativa documentazione devono essere presentate nel 35esimo e 34esimo giorno antecedenti alla data del voto. A cinque settimane dalle elezioni. Nei 15 giorni che precedono le elezioni, infine, è vietata la pubblicazione dei sondaggi su orientamenti politici e intenzioni di voto.

(Foto: ANSA / GIUSEPPE LAMI)

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