Si dice arancina o arancino? L’Accademia della Crusca risponde

13/12/2017 di Redazione

Si dice arancina o arancino? Un dubbio che pervade chiunque visiti la Sicilia e una guerra tra vocali che spezza in due l’isola: nella parte occidentale si usa la forma femminile, in quella orientale (eccezion fatta per alcune aree nella zona ragusana e siracusana) quella maschile. Una diatriba calda più che mai a Santa Lucia, quando si celebra l’ArancinA Day (bisogna dirlo al femminile, perché la ricorrenza si celebra a Palermo).

Ebbene si dice arancina o arancino? L’Accademia della Crusca ha provato a fugare ogni dubbio: “Sono molti coloro che, scrivendoci in maggioranza dalla Sicilia e in particolare da Palermo, ma anche da Roma, Rieti, Firenze, Bologna, ci pongono la stessa domanda a proposito della tipica preparazione siciliana a base di riso”, spiegano i linguisti, che all’inizio della lunga risposta sembrano dar ragione ai cultori dell’arancinA:

Il gustoso timballo di riso siculo deve il suo nome all’analogia con il frutto rotondo e dorato dell’arancio, cioè l’arancia, quindi si potrebbe concludere che il genere corretto è quello femminile: arancina.

ARANCINA O ARANCINO? LA SPIEGAZIONE DELL’ACCADEMIA DELLA CRUSCA

Se fosse così semplice risolvere una volta per tutte i dubbi tra arancina o arancino, non si sarebbe scomodata l’Accademia della Crusca. Per stabilire la forma corretta, i linguisti ripercorrono l’affascinante storia della ricetta, che alcuni fanno risalire al tempo della dominazione araba in Sicilia, dal IX all’XI secolo. Un’origine che segnerebbe un’altro punto in favore dei cultori dell’arancinA: “Tutte le polpette tondeggianti nel mondo arabo prendevano il nome dalla frutta a cui potevano essere assimilate per forma e dimensioni”, spiegano infatti i linguisti. Peccato, però, che nella letteratura, nelle cronache, nei ricettari, nei dizionari e nei diari siciliani non ci sia traccia dell’arancina o arancino fino alla seconda metà del XIX secolo. È allora che è stata inserita nel Dizionario siciliano-italiano di Giuseppe Biundi (1957), registrata come “arancinu” e descritta come una “vivanda dolce”.

ARANCINA O ARANCINO? IL PRIMO NOME È STATO “ARANCINU”

E se il nome del timballo di riso provenisse dal nome del colore, anziché da quello del frutto? “In siciliano infatti – spiega l’Accademia della Crusca – le parole che indicano nomi di colori si formano da una base nominale più il suffisso -inu, quindi arancinu ‘di colore arancio’, come curaḍḍinu ‘del colore del corallo’ o frumintinu ‘che ha il colore del frumento’”. Quindi hanno ragione i cultori dell’arancinO? No, non è così semplice, perché in realtà “arancinu” potrebbe derivare anche dal frutto, chiamato in dialetto “aranciu” e quindi nella forma diminutiva “arancinu”.

Ma siamo proprio sicuri che il frutto sia sempre stato femminile? Assolutamente no! La distinzione tra albero e frutto è relativamente recente, della seconda metà del Novecento. “E – sottolinea l’Accademia della Crusca – molti parlanti di varie regioni italiane – Toscana inclusa – continuano tuttora a usare arancio per dire arancia”. L’origine della distinzione tra arancina o arancino potrebbe essere racchiusa tutta qui:

Si può ipotizzare che il prestigio del codice linguistico standard, verso cui sono sempre state più ricettive le aree urbane, abbia portato la forma femminile arancia a prevalere su quella maschile arancio nell’uso dei parlanti palermitani: essi, avendo adottato la forma femminile per il frutto, l’hanno di conseguenza usata nella forma alterata anche per indicare la crocchetta di riso: dunque, arancina. Per la zona ragusana e siracusana potrebbe invece aver influito il fatto che la forma dialettale più diffusa per indicare il frutto non è aranciu ma partuallu/partwallu (cfr. AIS, carta 1272): la radicale diversità dell’esito locale può aver fatto sì che quando si è assunto il termine italiano per indicare il frutto lo si sia fatto nella forma codificata arancia, da cui arancina.

Insomma quello tra arancina o arancino è un vero e proprio rompicapo e alla fine anche i linguisti desistono dallo stabilire quale sia la forma corretta.

Ai nostri amici possiamo quindi rispondere che il nome delle crocchette siciliane ha sia la forma femminile sia la forma maschile, determinata dall’uso diatopicamente differenziato.

Che poi maschio o femmina, a punta o rotonda, è sempre la fine del mondo!

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