Un ragazzino di 12 anni vittima di bullismo ha provato a darsi fuoco in classe

13/12/2017 di Redazione

Ancora una brutta storia di bullismo. A Cefalù, in provincia di Palermo, un ragazzino di 12 anni vittima di angherie ha provato a darsi fuoco in classe, davanti a compagni e insegnante, ed è stato fermato proprio dagli altri allievi e dai docenti. È accaduto all’istituto comprensivo Rosario Porpora lunedì 11 dicembre: l’alunno di scuola media si è versato addosso dell’alcol e ha poi minacciato di darsi alle fiamme davanti a tutti. Il suo gesto è apparso come una richiesta di aiuto, una reazione per la violenza subita.

BULLISMO, ALUNNO DI 12 ANNI PROVA A DARSI FUOCO IN CLASSE

Il 12enne ha lasciato di stucco sia i compagni che i professori: dopo essere entrato in aula, ha estratto dallo zaino il liquido infiammabile e lo ha versato su di sé. Il ragazzino ha poi estratto dalla tasca un accendino minacciando di accendere il fuoco. Il gesto fortunatamente è stato evitato grazie all’intervento dei professori e degli altri alunni. La vicenda ha costretto la Procura di Termini Imerese ad aprire un fascicolo. I carabinieri che stanno indagano sono convinti che a spingere il ragazzino al gesto disperato siano stati una serie di atti di bullismo. Il 12enne avrebbe anche fatto i nomi di alcuni compagni di scuola che sarebbero responsabili di vessazioni ai suoi danni.

Il dirigente dell’Istituto ha affermato: «Dobbiamo verificare cosa sia successo. Un bambino, con uno stato di disagio che noi conosciamo ha acceso un accendino, dopo essersi impregnato di alcol». Il preside ha sottolineato che l’allievo non si è bruciato «nemmeno un capello» e ha aggiunto: «È stato un gesto subito attenzionato e sul quale la scuola è intervenuta. In questi casi si deve intervenire per capire e contribuire a rimuovere lo stato di disagio». Sull’ipotesi di bullismo – ha aggiunto il dirigente scolastico – «è una cosa che stiamo approfondendo, dobbiamo verificare cosa sia successo. Per intanto, stiamo trattando questo come un caso di disagio che viene vissuto e quindi con i metodi adeguati al caso siamo intervenuti».

(Foto di banchi a scuola da archivio Ansa)

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