Il ritorno dell’estrema destra, dalle cronache alle procure: fascicoli aperti in tutta Italia

Il blitz dei Veneto Fronte Skinheads a Como è solo l’ultimo episodio ad accendere l’allarme su un ritorno dell’estrema destra in Italia. Da CasaPound a Forza Nuova, le azioni dei gruppi neofascisti dominano le cronache dei giornali e sono già da tempo sotto la lente delle procure italiane, dove si moltiplicano i fascicoli di indagine. La Stampa ha raccolto i numeri del Viminale: tra il 2011 e il 2016 «ben 240 sono stati i deferimenti all’autorità giudiziaria e 10 gli arresti nei confronti di militanti di Forza Nuova». Peggio CasaPound: con «un arresto ogni 3 mesi e una denuncia ogni 5 giorni» tra il 2011 e il 2015.

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«Non c’è procura – scrive il quotidiano torinese – che non si occupi dell’estrema destra che rialza la testa, almeno 6 le inchieste aperte dalla Lombardia al Lazio». E se da una parte politica la condanna è ferma (la Boldrini ha chiesto una mobilitazione civile, mentre il Pd ha lanciato una manifestazione a Como per il 9 dicembre), l’altra minimizza: «Il problema dell’Italia è Renzi, non il fascismo che non può tornare», ha detto Salvini. Eppure – verrebbe da dire al segretario del Corroccio – il ritorno dell’estrema destra può sottrarre voti proprio alla Lega, che a confronto con le posizioni dei gruppi neo-fascisti sull’immigrazione finisce per risultare quasi moderata.

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Ma si tratta davvero di un ritorno dell’estrema destra? In effetti i gruppi neo-fascisti sono attivi da sempre, ma sicuramente il dominare del tema dell’immigrazione nell’agenda pubblica ha dato loro maggiore visibilità e più consenso. La “lotta all’immigrato” è il filo rosso che unisce tutte le diverse formazioni, declinata in maniera diversa a seconda dei contesti. Così, se a Ostia CasaPound organizza i blitz contro i venditori abusivi, al Nord i Veneto Fronte Skinheads se la prendono con le associazioni impegnate nell’accoglienza, mentre negli stadi gli ultras di estrema destra inneggiano cori razzisti e antisemiti.

IL RITORNO DELL’ESTREMA DESTRA, A PARTIRE DAGLI STADI

Celebre il caso di Anna Frank, meno noto il ritornello partito dalle curve dell’Hellas Verona: «Siamo una squadra fantastica, a forma di svastica». Secondo il Viminale su 382 gruppi ultras, 85 si dichiarano di destra e di estrema destra. È negli stadi che le ideologie razziste e xenofobe hanno trovato terreno fertile e si sono radicate in questi anni, accompagnate spesso dal ricorso alla violenza. Le denunce scattano spesso, ma le condanne non sempre soddisfano, come spiega la Stampa:

Era un naziskin l’ultras romanista Daniele De Santis condannato a 16 anni in appello per aver ucciso il 3 maggio del 2014 il tifoso napoletano Ciro Esposito. Polemiche dopo la decisione del giudice: «Ucciso da una bravata». Altre polemiche per la condanna patteggiata a solo 4 anni di carcere da Amedeo Mancini, l’ultras di estrema destra supporter del Fermo che milita in serie D, colpevole dell’omicidio del nigeriano Emmanuel Chimdi Namdi, massacrato di botte nell’estate 2016 per aver cercato di difendere la moglie che era stata insultata al grido di «scimmia africana». Una pena esigua motivata con l’imputazione di omicidio preterintenzionale e con la caduta dell’aggravante dei futili motivi.

Foto copertina: archivio ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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