Totò Riina è morto: ecco l’ultima foto del boss | VIDEO

Non ha superato la crisi, dopo aver subito due interventi chirurgici nelle ultime settimane. Totò Riina è morto all’età di 87 anni appena compiuti nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma. Il capo dei capi di Cosa Nostra ha potuto avere, in via del tutto eccezionale, il conforto dei figli per i quali il ministro della Giustizia Andrea Orlando aveva firmato un permesso speciale.

 

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L’ultima immagine che abbiamo del boss è quella che è stata mostrata, nella scorsa estate, dalla trasmissione condotta da Gianluigi Nuzzi su Rete 4 – Quarto Grado. Nel corso di un servizio, infatti, è stata mandata in onda l’ultima foto segnaletica – risalente al 2017 – scattata al boss, a 67 anni di distanza dalla prima.

 

TOTÒ RIINA, L’ULTIMO SCATTO PROPOSTO DA QUARTO GRADO

 

A settembre di quest’anno, poi, Riina era stato immortalato da una videocamera di sorveglianza mentre assisteva, disteso su una barella e con le gambe magrissime, a un processo che lo coinvolgeva, in teleconferenza con Milano.

 

totò riina

 

TOTÒ RIINA, LA VITA E GLI INIZI NELLE ASSOCIAZIONI MAFIOSE

Arrestato il 15 gennaio del 1993, condannato a 26 ergastoli per decine di omicidi, Salvatore Riina – detto o Curtu (a causa della sua altezza) o la Bestia (a causa della sua ferocia) – è l’emblema della mafia italiana, l’uomo che ha retto le fila di un’organizzazione criminale per anni, infiltrandosi negli ambienti della politica, dell’imprenditoria, della delinquenza comune. Il tutto con la stessa, metodica dedizione.

Giovanissimo conobbe il mafioso Luciano Liggio che lo fece entrare immediatamente nella sua cosca mafiosa, con delle mansioni inizialmente di poco conto e basate esclusivamente sui furti di capi di bestiame. Da quel momento in poi, le sue vittime ebbero sempre altro peso. La prima condanna arrivò a 19 anni, quando fu arrestato per aver ucciso – nel corso di una lite – un suo coetaneo.

TOTÒ RIINA, L’ASCESA, LA TRATTATIVA CON LO STATO, L’ARRESTO

Dagli anni 70 in poi, invece, Riina iniziò la sua ascesa ai vertici di Cosa Nostra, riuscendo a raggiungere una sorta di controllo totale della Sicilia anche in virtù dei suoi rapporti politici. Il suo principale referente, da questo punto di vista, fu Vito Ciancimino, politico della Democrazia Cristiana di area andreottiana. Fu proprio quest’ultimo il presunto anello di congiunzione tra lo Stato e la mafia per quella che fu definita «la trattativa» per porre fine alle stragi mafiose, culminate con la morte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Latitante dal 1969, Riina fu arrestato, appunto, nel 1993 e condannato al carcere duro nel regime di 41-bis.

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