Roma, ragazzo respinto da due discoteche di Pietralata: «Forse perché sono gay?»

13/11/2017 di Redazione

Il racconto può essere affidato alle stesse parole di Angelo Recchia, 24 anni, ballerino. Insieme a due suoi amici voleva semplicemente trascorrere qualche ora di svago in una discoteca di Roma, in zona Pietralata. Qualcosa, però, glielo ha impedito. E lui ha voluto sfogarsi sui social network: «I buttafuori ci hanno respinto: forse perché sono gay?». Il suo post è diventato in poco tempo virale e sta facendo il giro delle bacheche di diversi utenti: tutti vogliono esprimergli solidarietà, increduli che le cose – nel 2017 – possano ancora andare in questo modo.

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ANGELO RECCHIA, IL POST VIRALE SU FACEBOOK

Il racconto di Angelo inizia da una scena tipica del sabato sera: la lunga fila davanti alla discoteca:

«Decido insieme a due amici di andare a ballare in un noto locale di Roma. Ci mettiamo in fila come i tanti altri intorno a noi. 30 minuti di fila dei quali gli ultimi 15 difronte al buttafuori, con la transenna che quasi ci tagliava le gambe. L’individuo era come infastidito dalla nostra presenza tanto da non degnarci neanche di uno sguardo, al punto da dare la precedenza ai tanti DIETRO di noi. Ad interrompere i successivi 10 minuti di attesa.. l’esordio dello stesso con: ‘Sta a diventà un mondo de merda.. SO TUTTI FROCI, pensa che persino i FROCI mo se ponno sposa’..’». 

Vista l’accoglienza, gli amici decidono di spostarsi qualche civico più in là, dove c’è un altro locale. Ancora una volta, nonostante non ci sia nessuno in fila, si vedono respingere dal buttafuori della discoteca. Secondo l’addetto alla sorveglianza, i ragazzi sarebbero vestiti in modo «troppo sportivo» e, di conseguenza, non sarebbero adatti all’atmosfera del locale. Tuttavia, da un’analisi degli altri clienti della discoteca, Angelo Recchia e i suoi amici si rendono subito conto di essere perfettamente in linea con l’outfit richiesto dalla serata.

ANGELO RECCHIA, L’AMARA CONSIDERAZIONE FINALE

A quel punto, Angelo – complice anche l’esperienza di qualche minuto prima – lancia la frecciata: «Forse non ci fai entrare perché sono gay?». Il buttafuori, a quel punto, biascica una scusa, ribatte che questa è una pura e semplice teoria del ragazzo. Ma non smentisce. Inevitabile, a questo punto, la considerazione finale di Angelo su Facebook:

 «Sono lo stesso che a 12 anni quando andava a scuola, a dargli il buongiorno c’era: ‘ANGELO RICCHIONE FACCIA DA COGLIONE’.
Sono lo stesso che aveva paura a salutare i maschi perché non sapeva dare il 5.
Sono lo stesso che piangeva e non parlava.
Sono lo stesso che come tanti mangia, beve e caga.
Sono lo stesso ma non sono UGUALE».

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