La marcia (solitaria) su Roma dell’uomo che ha esposto la bandiera della RSI davanti a Montecitorio

«Mi hanno impedito di entrare a Roma per tre anni? Me ne frego di questi divieti». Esordisce così, in un’intervista al quotidiano Il Tempo, Maurizio Boccacci, il nostalgico fascista che ieri, nell’anniversario della marcia su Roma del 28 ottobre, ha cercato di esporre una bandiera della Repubblica Sociale Italiana davanti a Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei deputati. L’uomo è stato denunciato per apologia del fascismo e, come detto, ha incassato il divieto di entrare nella Capitale per i prossimi tre anni.

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MAURIZIO BOCCACCI, LE SUE PAROLE

Il gesto di Boccacci – che si definisce «anarcofascista» – è stato fatto in assoluta polemica con i rappresentanti di Forza Nuova che, in un primo tempo, avevano organizzato la marcia dei patrioti (rievocando proprio quella di mussoliniana memoria del 28 ottobre) e che poi, su pressione del ministero dell’Interno e della questura, hanno cancellato l’evento.

MAURIZIO BOCCACCI, I PRECEDENTI

«Ho deciso di manifestare da solo portando la bandiera della RSI davanti a Montecitorio – ha detto Boccacci – per indicare che noi siamo e saremo sempre contro questo regime». Insomma, una guerra delle estreme destre, che sfidano se stesse e lo Stato a colpi di iniziative clamorose. Inoltre, Boccacci non è nuovo a queste iniziative: nel dicembre del 1995, aveva scritto di suo pugno un manifesto che chiedeva la liberazione di Eric Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine, e aveva organizzato un sit-in davanti al tribunale di Roma, proprio mentre era in corso il processo per l’ex capo delle SS.

Il suo pensiero, a distanza di anni, non è cambiato: «Io intendo il fascismo come una rivoluzione continua – ha detto al Tempo -, mentre sono anarchico nei confronti della morale dettata dai buonisti. Pensi che oggi l’italiano deve chiamare ‘onorevole’ un ladrone». L’appuntamento, allora, è per il 28 ottobre del prossimo anno: Boccacci sfiderà il divieto e i due tumori da cui è stato colpito. Intanto, l’anarcofascista ha ricevuto messaggi di incoraggiamento sui social network: l’uomo viene definito «l’ultimo dei romantici» e gli vengono girati numerosi attestati di solidarietà. Non si dica, insomma, che il neo-fascismo è un’invenzione.

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