Non solo Bolzaneto, la Cedu condanna l’Italia anche per le torture nel carcere di Asti

26/10/2017 di Redazione

Oggi la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per le torture subite dai manifestanti del G8 di Genova dentro alla caserma di Bolzaneto. Nello stesso giorno, la Cedu ha emesso un’altra sentenza analoga, per un episodio meno noto rispetto a quello del 2001, ma ugualmente grave: le violenze subite da due detenuti all’interno del carcere di Asti nel 2004. Anche allora si trattò di tortura, hanno stabilito i giudici di Strasburgo, condannando l’Italia per la violazione dell’art. 3 della Convenzione europea sui diritti umani.

TORTURE NEL CARCERE DI ASTI: I FATTI

Era il dicembre 2004 e due detenuti del carcere di Asti, Andrea Cirino e Claudio Renne, vennero condotti nelle celle di isolamento. Mancavano vetri, materassi, lenzuola, coperte, lavandino, sedie, sgabello. Non c’era niente e faceva un gran freddo. Anche il cibo venne razionato e ai detenuti venne persino impedito di dormire. Nel frattempo venivano insultati e percossi più volte al giorno, con calci, pugni e schiaffi.

Una sospensione dello stato di diritto di cui si scoprì qualcosa solo qualche mese dopo, nel febbraio 2005, attraverso le intercettazioni di alcuni operatori di polizia giudiziaria, indagati per fatti diversi dalle torture subite dai due detenuti nel carcere di Asti. Da lì partì l’iter giudiziario, che scontò  però – come del resto anche quello di Bolzaneto – la mancanza del reato di tortura nell’ordinamento italiano.

Il 30 gennaio 2012 si arrivò alla sentenza di primo grado: il giudice riconobbe che nel carcere di Asti si era trattato di tortura, ma non poteva punire i responsabili per un reato inesistente in Italia. Per due degli indagati scatta la prescrizione, gli altri due vengono assolti. La Cassazione lo stesso anno conferma quanto stabilito dal giudice di primo grado, ma a quel punto Antigone, l’associazione in difesa dei diritti delle persone ristrette, che nel processo si era costituita parte civile, porta l’episodio avvenuto nel carcere di Asti alla Corte europea dei diritti umani.

LA SENTENZA DELLA CEDU: NEL CARCERE DI ASTI FU TORTURA

Nel 2015 la Cedu dichiara ammissibile il ricorso dei due detenuti. A rappresentarli l’avvocato di Antigone, Simona Filippi, con il supporto di Amnesty International. Oggi la sentenza che conferma che quello che nel carcere di Asti ci fu tortura: la Corte di Strasburgo ha stabilito che lo Stato italiano dovrà versare 80mila euro per danni morali ad Andrea Cirino e alla figlia di Claudio Renne, dato che il padre nel frattempo è morto.

Per il presidente di Antigone, Patrizio Gonella, la sentenza dev’essere un’occasione di riflessione nel nostro Paese: «Per lunghi anni in Italia non c’è stato modo di avere giustizia. Ancora una volta abbiamo dovuto aspettare una decisione europea. Questo è un caso di tortura in prigione. Ci auguriamo che ci sia una presa di coscienza e che non ci sia impunità per i responsabili. Ricordiamo che nei prossimi giorni l’Italia andrà sotto osservazione dinanzi al Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura. Al di là di questo caso singolo noi chiediamo: che sia adottato un codice di condotta per i comportamenti in servizio di tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine; che ci sia sempre l’identificabilità di tutti coloro che svolgono compiti nei settori della sicurezza e dell’ordine pubblico; che si interrompano le relazioni sindacali con quelle organizzazioni che difendono, anche in sede legale, i responsabili di questi comportamenti; che dinanzi a questi casi lo stato si costituisca parte civile».

Foto copertina: Pixabay

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