Rifiutata dal Louvre perché troppo oscena, “Domestikator” si trasferisce al Pompidou

19/10/2017 di Redazione

Domestikator, la gigantesca installazione del collettivo fondato dall’artista olandese Joep van Lieshout, ha trovato una nuova casa: dopo essere stata rifiutata dal direttore del Louvre, l’opera è stata installata invece nel piazzale antistante al Pompidou, il museo di arte moderna di Parigi.

13 metri per 30 tonnellate di acciaio, legno e vetroresina, Domestikator rappresenta in maniera geometrica e stilizzata una figura umana che si accoppia con quella che sembra una creatura a quattro zampe. Per questo l’opera è stata presto ribattezzata la pecorina architettonica. Un qualcosa di davvero troppo osceno per Jean-Luc Martinez, il direttore del Louvre, dove è in corso la rassegna “Oltre le mura”, durante la quale Domestikator avrebbe dovuto essere esposta nei giardini delle Tuileries, non lontano da un parco giochi per bambini. Il fatto che anche i più piccoli potessero vederla è uno dei motivi che hanno spinto Martinez ha rifiutare l’opera, di cui a Le Monde ha commentato: «Ha un aspetto brutale e può essere fraintesa dai visitatori»

“DOMESTIKATOR”, LA “PECORINA ARCHITETTONICA” INSTALLATA AL POMPIDOU

Domestikator è riuscita a trovare una nuova piazza pronta per accoglierla poco distante dal museo più importante del mondo. Da martedì l’opera è stata installata sul piazzale del Centre Pompidou. Per il direttore del Musée National d’Art Modernem Bernard Blistene, infatti, Domestikator rappresenta una «una bella utopia». L’intenzione del collettivo fondato da Joep van Lieshout era infatti quella di «far riflettere i visitatori su alcuni dei temi principali che caratterizzano la società contemporanea come ad esempio la tirannia dell’uomo sugli animali, il rapporto con l’agricoltura e l’industria, le questioni etiche legate alla produzione e al consumo». Questo simboleggerebbe la pecorina architettonica, che per due anni è stata esposta alla Ruhrtriennale di Bochum, senza che nessuno se ne lamentasse. Dopo tutto – fa notare Joep van Lieshout – non si vedono neppure i genitali e le forme sono piuttosto astratte.

 

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