Fiducia sulla legge elettorale, i precedenti dalla legge Acerbo di Mussolini all’Italicum

10/10/2017 di Redazione

Il Consiglio dei ministri ha autorizzato la fiducia sulla legge elettorale, per evitare che il Rosatellum bis venga affossato dai voti segreti. La proposta è stata avanzata questa mattina al governo dal capogruppo dem alla Camera Ettore Rosato: «Dopo la riunione di maggioranza ho telefonato al premier Paolo Gentiloni riferendo che è opportuna la fiducia per superare il ricorso ai voti segreti», ha dichiarato.

Il governo ha accolto la richiesta, suscitando l’ira delle opposizioni, da Mdp a Movimento 5 Stelle, che – oltre ad aver annunciato una mobilitazione per domani – hanno chiesto un intervento del presidente della Repubblica. Mattarella ha risposto che il Colle non può intervenire nel merito della questione. «Qui si sta scherzando col fuoco – ha commentato il coordinatore di Mdp Roberto Speranza –  Una legge che toglie la sovranità ai cittadini di scegliere i propri eletti viene approvata togliendo la sovranità al Parlamento. È oltre i limiti della democrazia».

QUESTIONE DI FIDUCIA SULLA LEGGE ELETTORALE, I PRECEDENTI

I precedenti casi in cui è stata posta la fiducia sulla legge elettorale non sono effettivamente esattamente virtuosi: la prima volta è successo nel 1923, quando il Parlamento controllato da Mussolini approvò la legge Acerbo, come ha ricordato Speranza. La norma assicurava i due terzi dei seggi in Parlamento al partito che avesse superato il 25% dei voti: una soglia che il partito fascista ha agilmente raggiunto alle elezioni successive.

In epoca repubblicana la fiducia sulla legge elettorale è stata posta solo in due occasioni prima di oggi: la prima volta nel 1953 con la cosiddetta legge truffa, voluta dal leader della Dc Alcide De Gasperi. Allo schieramento che avesse superato il 50% dei voti andava il 65% dei seggi, tolti così ai partiti di opposizione. Furono comunisti e socialisti ad assegnare il fortunato epiteto alla legge elettorale con cui si votò solo in un’occasione, nel 1953, quando la Dc mancò il risultato e – pur vincendo le elezioni – non ottenne alcun premio di maggioranza. La legge truffa venne abrogata all’inizio della legislatura successiva, nel 1954.

La seconda volta che in epoca repubblicana il governo ha accettato di porre la questione di fiducia sulla legge elettorale è molto più recente: lo ha fatto il Consiglio dei ministri presieduto da Renzi con l’Italicum, approvato in via definitiva alla Camera nella primavera 2015. I partiti di opposizione – Forza Italia, M5S, Sel, Lega e FdI abbandonarono l’aula in segno di protesta. Nel ’53, invece, le polemiche erano scoppiate dentro il Parlamento, con un ostruzionismo di oltre 70 ore delle opposizioni e con un senatore comunista che rovesciò addirittura l’urna delle votazioni.

Foto copertina: ANSA/ETTORE FERRARI

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