Parla la commerciante di Dergano: «Il cartello ‘solo italiani’ non lo tolgo» | VIDEO

Nessun passo indietro dalla titolare del negozio di abbigliamento di Dergano, periferia nord di Milano, che ha attaccato sulla sua vetrina il cartello con la scritta “Solo italiani”: «Poco prima che scoppiasse la bagarre avevo deciso di toglierlo, perché dovevo lavare i vetri. Adesso che è successo questo ne ho aggiunto un altro. A questo punto lo lascio, perché sembrerebbe che io arretri sulle mie posizioni». La scritta “solo italiani” è stata aggiunta in piccolo sotto a tre comunicazioni per chi fosse intenzionato a entrare:

  • Non so gli orari del Caf
  • Niente informazini
  • No ufficio informazioni

LA COMMERCIANTE DI DERGANO: «LA SCRITTA “SOLO ITALIANI” È STATA FRAINTESA, MA ORA NON LA TOLGO PER PRINCIPIO»

«Io non ho detto che non possono entrare, ho detto che non do informazioni. Visto che chiedere è lecito e rispondere è cortesia», spiega a Giornalettismo la commerciante, Valeria Maria Guglielma Talignani. Emiliana, 50 anni, è autrice di programmi tv (tante collaborazioni con Mediaset, ma smentisce un legame con Barbara D’Urso) e da un anno e mezzo ha aperto Strix Vintage, un punto vendita di abiti usati nello spettacolo. «L’italiano – aggiunge – non è un’opinione: avrei scritto “vietato l’accesso” anziché “non sono l’ufficio informazione del Caf” e poi come p.s. “Solo italiani”. Era sottinteso che io dessi informazioni solo agli italiani, ma per tutelarmi».

LE POLEMICHE PER LA SCRITTA “SOLO ITALIANI” SULLA VETRINA DI UN NEGOZIO DI DERGANO

La scritta “solo italiani”, però, è stata interpretata in maniera diversa: la foto del cartello è finita sulla pagina Facebook del quartiere Dergano, facendo scoppiare polemiche e inviti a boicottare il negozio. La signora Talignani comunque è consapevole che forse avrebbe potuto essere più chiara, ma arrivati a questo punto è una questione di principio. «Poi insomma io vengo dall’Emilia, per cui con queste lotte tra Peppone e Don Camillo vado a nozze».

Il cartello arriva dopo tre rapine subite nell’ultimo anno e mezzo. «È inutile che dica che non erano italiani», spiega la commerciante, specificando che «due volte sono entrati con la scusa di chiedermi gli orari del Caf». Il Centro di Assistenza Fiscale è proprio accanto al negozio, che in realtà – specifica la Talignani – non è esattamente tale, dato che sono abiti in conto vendita, quindi per la legge «è come un ufficio». Molte sue clienti non sono italiane e non è un caso a Dergano, dove la percentuale di stranieri è molto alta. «Non si sono offese leggendo la scritta “solo italiani”?», le chiediamo. «No, anzi, mi danno ragione». Oltre a evitare le rapine – ci spiega – il cartello serve anche a tenere lontani quelli che entrano per sbirciare le donne mentre si provano i vestiti.

LA COMMERCIANTE DI DERGANO: «MEGLIO IL CARTELLO DI UN CAMPANELLO: IO VOGLIO LASCIARE TUTTI LIBERI DI ENTRARE»

«Il cartello basta a dissuadere dall’entrare rapinatori e guardoni?», le chiediamo stupiti. «Delle volte è deterrente», spiega la Talignani. Qualcuno su Facebook le ha fatto notare che rispetto alla discutibile scritta “solo italiani” sarebbe stato meglio installare un campanello, per poter aprire alle clienti all’occorrenza. «Ce l’ho già, ma non voglio usarlo. Io voglio lasciare sempre aperto, perché non possiamo chiudere tutti per paura», spiega la commerciante, che dopo le polemiche ha già incassato il sostegno di alcuni esponenti della Lega Nord e di un altro partito, che per il momento non vuole rivelare quale sia. Le sue posizioni politiche non sono chiare: «Non dico che non mi piaccia la Le Pen, come non dico che non mi piaccia Pisapia. A volte posso essere d’accordo con alcune affermazioni della Meloni e a volte con i Radicali», ci spiega. I “comunisti” le piacciono meno, infatti sul secondo cartello attaccato in vetrina in prima battuta aveva scritto “no comunisti”, poi cancellato, ma resta il messaggio “adesso comunista pubblica questo cartello su Facebook”. «Era una provocazione – spiega a Giornalettismo – se mi danno della razzista, io gli do dei comunisti stalinisti».

 

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