Basteranno i 400 milioni del governo a salvare Matera 2019?

Matera, nel miracolo del raggio di luce che passa attraverso le nuvole e la taglia in orizzontale, è una città divisa in due. Da un lato il Sasso Barisano, quello che si affaccia sulla Puglia, dall’altro quello Caveoso, teatro di se stesso. Da un lato la Fondazione Matera 2019 che cerca di portare avanti la missione di far entrare la città nel ruolo di capitale europea della cultura, dall’altro un’amministrazione comunale che fa fatica a starle dietro. «Noi ce la stiamo mettendo tutta – dice Aurelia Sole, presidente della Fondazione e rettore dell’Università della Basilicata, in un sospiro che sa di speranza – ma in questo mese di settembre del 2017 è arrivato il momento di tirare le somme. Abbiamo solo un anno davanti e le cose da fare sono tante: non possiamo far iniziare il 2019 con i cantieri ancora aperti».

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MATERA 2019, LA STORIA DEGLI ULTIMI DUE ANNI

Una spinta sta provando a darla il governo. Il 26 settembre Paolo Gentiloni ha firmato un accordo programmatico che ha destinato al progetto 2019 400 milioni di euro. Per le infrastrutture, per alcuni snodi cruciali della città, per il territorio regionale. Saranno sufficienti a sbloccare una situazione che, ormai da due anni, vive una preoccupante fase di stallo?

Matera 2019, infatti, oltre a essere un sogno, è diventata una corsa a ostacoli. Iniziata, a quanto pare, il 15 giugno del 2015. Quel giorno Raffaello De Ruggieri si risvegliò sindaco, spodestando Salvatore Adduce, l’uomo che – un anno prima – aveva reso la città dei Sassi capitale europea della cultura. Il centrosinistra diviso riuscì a spianare la strada all’uomo delle liste civiche di centro-destra, scettico su come era stato gestito fino a quel momento il processo di avvicinamento all’evento internazionale.

Da quel momento in poi stampa nazionale e istituzioni locali hanno puntato il dito sull’immobilismo di una giunta che non è mai riuscita a trovare la quadra. E che, nel giugno del 2017, ha dovuto far ricorso a un vero e proprio espediente per sbloccare il meccanismo: un governo di solidarietà cittadina, con tutti i partiti dentro (Forza Italia, centristi, PD e le annesse sfumature d’area) e con Adriana Poli Bortone (una leccese a Matera) nel ruolo chiave di assessore all’Identità euro-mediterranea e al Turismo. Lo hanno definito un esperimento di responsabilità senza precedenti. Lo si legge come il tentativo estremo di salvare Matera 2019.

MATERA 2019, L’EX SINDACO ADDUCE: «SOLO IN QUESTI GIORNI L’EVENTO È TORNATO A ESSERE PRIORITÀ»

«Sarebbe un miracolo affermare che, nel giro di qualche mese, questa mossa abbia potuto capovolgere l’assoluta insoddisfazione nei confronti del processo che ci sta accompagnando verso il 2019». Parola di Salvatore Adduce, l’ex primo cittadino di Matera che, in seguito a queste modifiche ha assunto il ruolo di delegato del sindaco all’interno della Fondazione. «Almeno però – prosegue – in questi giorni siamo riusciti a riportare all’attenzione dell’amministrazione le priorità di Matera 2019». Il tutto anche grazie all’intervento di Salvo Nastasi. È lui l’uomo del governo che sta facendo da facilitatore per risolvere le questioni più spinose legate all’organizzazione dell’evento. È lui che è chiamato a fare da mediatore tra la Fondazione e il Comune. Renziano di ferro, del resto, è abituato a sbrigare situazioni complicate: contemporaneamente, svolge la funzione di commissario per l’area di Bagnoli a Napoli. Un uomo che ama le sfide difficili.

Con lui al timone, Matera 2019 è tornata a essere una priorità per la città. Ma la distanza che bisogna ancora registrare è quella tra contenuti e contenitori dell’evento, due termini cari agli addetti ai lavori e che, nel linguaggio comune, stanno per programma del dossier e infrastrutture. Il primo spetta alla Fondazione, le altre spettano al Comune. «Noi stiamo lavorando sui contenuti, sull’Open Design School, sulla Rete Idea, sul concetto di Open Future – è l’analisi di Aurelia Sole -. Ovviamente, abbiamo indicato delle priorità anche per le infrastrutture, ma di questo deve occuparsi il Comune e speriamo che possa farlo nei tempi giusti».

MATERA 2019, IL CASO DELLA CAVA DEL SOLE

Pianificazione e investimenti per l’amministrazione, quindi. «Ma a due anni dall’inizio della consiliatura – dice Salvatore Adduce – siamo ancora fortemente in ritardo». Cita il caso della Cava del Sole, una vecchia miniera di tufo su cui veglia un monastero rupestre di epoca medievale. Dovrebbe rappresentare il fiore all’occhiello delle infrastrutture realizzate per l’evento (destinata a superare anche il confine del 2019) trasformandosi in un teatro multimediale all’avanguardia. «I tempi ridotti contro cui stiamo combattendo – svela Adduce – porteranno a un ridimensionamento del progetto iniziale contenuto nel dossier. Sia chiaro: si tratta comunque di un progetto dalla portata eccezionale. Può anche darsi che questa cosa faccia un po’ storcere il naso alla giuria europea. Ma dobbiamo fare i conti con delle scadenze temporali che, attualmente, rappresentano una variabile dipendente. Del resto, non sono io la persona più adatta per discutere di tempi di realizzazione».

MATERA 2019, IL SILENZIO DEL COMUNE E I NUMERI AGGIORNATI

La persona adatta sarebbe il sindaco Raffaello De Ruggieri che, però – contattato – non ha ritenuto opportuno confrontarsi con noi. Chi lo conosce bene descrive il suo rapporto tendenzialmente conflittuale con la stampa: refrattario nel parlare con i giornalisti, si lamenta quando altri soggetti rilasciano dichiarazioni sull’argomento Matera 2019. In questi giorni viene descritto come intento a collaborare con il facilitatore del governo Nastasi, ma anche piuttosto nervoso, impegnato anche a ridefinire la sua squadra di collaboratori. Anche questo atteggiamento marca la distanza tra la Fondazione e il Comune: perché i primi parlano volentieri di Matera 2019 (e dei suoi problemi), mentre il sindaco non lo fa?

Certo, una buona porzione della stampa nazionale non ha aiutato. Specialmente nel raccontare le cifre dell’evento. Si è parlato, ad esempio, di 217 milioni di budget non spesi. Un dato lontano dalla realtà, che probabilmente serviva per raccontare la storia della solita indolenza del meridione, dalla lamentela facile e dallo scarso ingegno quando c’è da investire sul proprio territorio. Invece i soldi per Matera 2019 – quelli strettamente destinati all’evento e di cui si è dibattuto nel corso della campagna elettorale di due anni fa – fino a ieri erano 58 milioni: di questi, 25 venivano direttamente dalle casse della Regione Basilicata, 5 da quelle del Comune, i restanti 28 dal governo nazionale. Ieri, invece, il Governo ha sparato in cassa un bazooka da 400 milioni: 106 direttamente per Matera 2019, 285 per il territorio regionale (Basilicata 2019) e 13 per le periferie. Di questi, alcuni verranno impiegati per riqualificare alcune aree della città, per il progetto della Cava del Sole, per i vari parchi tematici. Stalli di giunta permettendo.

MATERA 2019, LA CORSA CONTRO IL TEMPO

La sensazione, infatti, è che il problema di Matera 2019 – più che di natura economica – sia proprio quello di un complicato labirinto politico. Non il treno che, contrariamente alla mitologia della capitale della cultura senza ferrovia, c’è e che collegherà – attraverso la linea delle Ferrovie Appulo-Lucane – la città a Bari in 45 minuti. Non la portata di un evento che, per contenuti, proposte, spunti avrà lo spessore dell’internazionalità e il gusto del made in Italy. Matera deve ritrovare la strada nel dialogo tra le sue istituzioni.

Il tempo passa, intanto, nel tracciato parabolico del falco grillaio, il volatile simbolo della città. Il profumo di pane marchiato dai timbri delle famiglie materane viene fuori dai forni. Sono giorni cruciali per capire realmente se Matera ce la farà o se sarà l’ennesima vittima della litigiosità della politica.

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