Pippo Baudo contro l’auditel: «Da riformare»

27/09/2017 di Redazione

Oggi Pippo Baudo ha rilasciato una intervista a La Verità. Parlando però dei suoi trascorsi in tv ha anche parlato del problema auditel. Secondo lo storico conduttore si tratta di un sistema di rilevamento obsoleto.

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La sfida di domenica si è chiusa con un pareggio.

«Erano due proposte di genere diverso. Il programma di Fazio mi è parso lungo ma pieno di ospiti, so che ci sono stati cantanti, contributi video, insomma: si vede che c’ è stato un ricco investimento».

La Rai ha fatto carte false per tenerlo, il presidente Monica Maggioni si è spinta a sostenere che «vedere transitare Fazio su un’ altra emittente avrebbe comportato uno scossone cui non so se la Rai avrebbe retto in termini di sistema». Però nel 1987 tu, Raffaella Carrà e Enrica Bonaccorti passaste in un colpo solo alla Fininvest di Silvio Berlusconi, e il direttore generale Biagio Agnes non fece un plissé, s’ inventò Adriano Celentano a Fantastico, e la Rai sopravvisse alla grande.

«Corretto, ma erano altri tempi. Penso che se oggi Fazio avesse lasciato, il contraccolpo si sarebbe sentito davvero. Però dobbiamo ragionare in termini di sistema, e dirci che oggi l’Auditel e il suo panel andrebbero riformati perché l’ascolto non è più quello di una volta: il Web, lo streaming, le tv locali, i canali digitali, Sky hanno modificato i costumi e le abitudini, e una rilevazione seria non può non tenere conto anche delle nuove modalità di consumo attraverso smartphone e tablet. Il bacino si è frammentato, ottenere il 20% di share tra quanti guardano la tv è un risultato clamoroso. E lo affermo anche sapendo che c’è chi, invertendo il ragionamento, spiega che il 20 di oggi vale in termini assoluti il 10 di dieci anni fa».

Una certa concretezza. Baudo rifiutò nel 2016 la conduzione del Dopofestival. «Sì. Carlo Conti – spiega nell’intervista -fu affettuoso nel propormelo. Dissi no per due motivi. Non volevo sembrare il vecchio pensionato della tv che accetta qualsiasi cosa pur di esserci. E poi se fossi stato troppo buono mi avrebbero accusato di piaggeria, se fossi stato critico sarei parso in competizione con lo stesso Carlo, e non sarebbe stato bello».

(foto ANSA/GIORGIO ONORATI)

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