Girò per ore con il corpo della fidanzata in auto. A casa dopo 2 mesi con il braccialetto

27/09/2017 di Redazione

Francesco Mazzega strangolò la sua fidanzata Nadia Orlandi, 21 anni. Lo fece il 31 luglio scorso. L’assassino vagò per tutta

la notte col cadavere della ragazza in auto. Poi si presentò negli uffici della polizia Stradale di Palmanova, in provincia di
Udine, dicendo al citofono: «Temo di aver commesso un omicidio». Ora, l’uomo che ha ammesso il femminicidio «in un momento di alterazione dovuto a una lite» torna a casa. Dopo soli due mesi, con il braccialetto elettronico. Come è possibile?

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Prova a spiegare il Corriere della Sera:

Il tribunale del Riesame di Trieste, lo scorso 30 agosto, aveva già accolto la richiesta dei suoi legali e disposto per lui l’utilizzo del braccialetto elettronico che, però, aveva tardato ad arrivare. Il collegio pur confermando il «fatto gravissimo» e «la pericolosità sociale elevata» ha ritenuto che i domiciliari potessero essere la misura cautelare più idonea perché, tra l’altro, «si è presentato alla polizia con il cadavere».

Inoltre le prove sono state per lo più acquisite e, prima del delitto, Mazzega aveva avuto «una condotta irreprensibile»
ed è «incensurato». Di parere opposto è la Procura di Udine che ai primi di settembre ha fatto ricorso in Cassazione. Una notizia che in casa Orlando è stata apprezzata.
«La apprendiamo con ottimismo — ha detto Fabio Gasperini, legale dei genitori di Nadia — e la famiglia auspica che la Cassazione si pronunci quanto prima, riformando quell’ingiusta ed errata decisione che concede all’omicida un beneficio del tutto ingiustificato». Il via libera ai domiciliari aveva provocato,a fine agosto, un’ondata di indignazione.

I detenuti di Udine avevano protestato e Mazzega il 2 settembre era stato trasferito nel penitenziario di Pordenone.
A Vidulis di Dignano, dove viveva Nadia, furono raccolte migliaia di firme contro la scarcerazione.

(fonte foto Facebook)

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