Google vince sul coltivatore di patate

23/09/2017 di Redazione

In Lussemburgo un proprietario terriero non voleva vendere il suo campicello di patate a Google, dove lì avrebbe costruito il suo centro – dati.

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La storia la riporta il Corriere della Sera:

A nessuno, a nessun prezzo: per far dispetto ai due fratelli con i quali l’aveva ereditato dai genitori. Loro volevano vendere, lui no. Mentre i ministri del ricco Granducato, come spiega il Financial Times che ha raccontato tutta la vicenda, desideravano ardentemente quella manciata di tuberi. Non perché là sotto fosse nascosto un tesoro. Ma perché i tuberi potevano valere, almeno in teoria, qualcosa come un miliardo di euro. Il campicello era infatti uno spicchio fondamentale del terreno offerto a Google, il colosso informatico, che doveva decidere in quale Stato europeo costruire il suo futuro centro-dati, il quinto nell’Unione Europea, con annessi investimenti e posti di lavoro. Google era indeciso fra l’Austria e, appunto, il Lussemburgo; ma il bastian contrario così affezionato alle sue patate, e così nemico dei fratelli-coeredi, con la sua testardaggine stava per far saltare tutto. In soldoni: una patata o una sporta di patate contro un impero digitale, e contro un Granducato.

Alla fine, però, l’avrebbe avuta vinta il piccolo governo. Il vice premier Etienne Schneider ha spiegato di aver deciso d’autorità di acquistare due terzi del campicello, dopo mesi di tira-e-molla, facendo leva su una legge che permette a quel punto di conquistare anche l’ultimo terzo; e così il cocciuto avrebbe consentito alla vendita.

(in copertina foto: Christoph Dernbach/dpa)

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