Il «ciaone» usato dopo il referendum sulle trivelle entra nel dizionario Treccani

Un «ciaone» per la lingua italiana. Non è una considerazione amara che viene fuori dall’analisi di alcuni post sgrammaticati sui vari social network, ma una vera e propria realtà consolidata. Il dizionario dei neologismi della Treccani lo ospiterà insieme ad altri termini di nuovo utilizzo, per aggiornare l’edizione del 2008.

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CIAONE, PERCHÉ ENTRERÀ A FAR PARTE DELLA LINGUA ITALIANA

La linguista Valeria Della Valle, in un’intervista all’agenzia stampa Agi ha spiegato così le ragioni della scelta: «Ciaone è un accrescitivo di ‘ciao’ ed è usato a fini scherzosi, in particolare tra i giovani, nel cinema, nella musica. Nel dizionario dei neologismi inseriamo quelle parole che prendono piede sui mass media, e sicuramente ‘ciaone’ ormai è a pieno diritto tra queste».

CIAONE, STORIA DI UN TERMINE «ODIOSO»

Come dimenticare, del resto, l’uscita pubblica – con tanto di «ciaone», appunto – del deputato del Partito Democratico Ernesto Carbone? In quell’occasione – a urne ancora aperte – si fece scappare un tweet contro i movimenti del NO nati in occasione del referendum contro le trivelle dell’aprile 2016. Valutò il dato dell’affluenza fino al pomeriggio, stabilì che non c’era più speranza di raggiungere il quorum e salutò con un ironico e sonoro «ciaone» milioni di cittadini della Repubblica che si erano rispettosamente recati ai seggi elettorali per esercitare un loro diritto.

Non un bel lancio promozionale, dunque, per un termine che – dovremo abituarci – ha ricevuto la consacrazione della pagina di vocabolario ed è entrato ufficialmente a far parte della nostra lingua d’uso. Tuttavia, per far parte del vero e proprio dizionario della lingua italiana, ci sarà bisogno di un lungo iter: soltanto anni di utilizzo continuato del termine permetteranno a «ciaone» di essere accostato ad altri lemmi della lingua di Dante (che – a quanto pare – è anche un po’ la lingua di Ernesto Carbone).

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