LAV offre uno stage preferibilmente a vegani: è discriminazione verso gli onnivori?

12/09/2017 di Redazione

LAVLega Anti Vivisezione – ha messo online un’offerta di lavoro: si riferisce a uno stage retribuito (la cifra non è specificata) di sei mesi all’Ufficio rapporti istituzionali, con sede a Roma.Tra i requistiti richiesti, si legge che “costituisce titolo preferenziale la scelta vegana”. Un dettaglio che fu discutere: è discriminazione? Secondo La Repubblica, che ha diffuso l’annuncio della posizione aperta dalla Onlus, sì:

Vegano? Non posso mangiare uova o latticini? Ma cosa gliene importa a un datore di lavoro cosa mangio, si sono domandati in molti. È come se chiedessero il colore della pelle o il partito preferito. Alla faccia del sacrosanto articolo 8 della Statuto dei lavoratori che sancisce, per il datore di lavoro, il divieto di fare indagini su opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, e anche, e qui sarebbe il nostro caso, impicciarsi su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell’attitudine professionale. Ma è vero? Ma no, dai, l’offerta di stage è una fake news, non ci credo, è una bufala (ma no, sono vegetariani…), così in molti potrebbero pensare.

L’ANNUNCIO DI LAVORO DELLA LAV: “LA SCELTA VEGANA COSTITUISCE TITOLO PREFERENZIALE”

L’annuncio invece è verissimo, lo si può trovare a questo link sul sito della LAV, un delle più longeve associazioni che si battono per la difesa degli animali: è nata infatti nel 1977 e – sostiene Repubblica – è tra le prima 20 Onlus italiane a ricevere il 5 per mille. La posizione di lavoro è aperta da circa due settimane. La prospettiva sembra interessante (a parte il compenso non specificato): un lavoro dinamico, in un ufficio importante come quello che gestisce i rapporti istituzionali. Lo stagista dovrà occuparsi dei rapporti con Comuni, Regioni, Parlamento e Governo, per portare avanti proposte legislative in difesa degli animali. Curerà anche la newsletter “Animali & Palazzi”. Come si evince dagli altri requisiti richiesti, il candidato deve essere laureato in Scienze Politiche o Giurisprudenza (un requisito preferibile, ma non indispensabile) ed essere disponibile a trasferte a livello nazionale. Deve anche, però, conoscere e avere attenzione ai temi ed ai contenuti trattati dalla LAV e aderire ai principi della Onlus.

Fin qui tutto ok, ma quel “costituisce titolo preferenziale la scelta vegana” continua a far sorgere qualche dubbio. Repubblica li ha espressi al presidente della Lega Anti Vivisezione, Gianluca Felicetti, che ha risposto: «Guardi, non vedo proprio nessuna discriminazione o offesa ai diritti dei lavoratori, piuttosto il nostro annuncio rispetta in pieno la nostra filosofia del rispetto globale dei diritti degli animali, del resto non è certo la prima volta che nei nostri annunci chiediamo in via preferenziale la scelta vegana. È dalla metà degli anni ’90 che è una delle caratteristiche del nostro lavoro a favore dei diritti degli animali, è una delle gambe forti su cui poggia la nostra associazione. Essere vegani non è un titolo per iscriversi alla nostra associazione ma lo diventa automaticamente per poterla rappresentare».

SE HAI FATTO LA SCELTA VEGANA, HAI PIÙ POSSIBILITÀ DI ESSERE ASSUNTO: È DISCRIMINAZIONE?

Tutti i dipendenti della LAV sono quindi vegani? «No, non tutti i nostri dipendenti sono anti-prodotti animali, ma quelli che devono parlare con le istituzioni, devono convincere che è la scelta alimentare più giusta, equa ed ecosostenibile – e questo ad esempio è il caso della mansione che sarà richiesta allo stagista che cerchiamo – lo devono essere. Ne siamo tutti convinti», ribatte tranquillamente Felicetti. Effettivamente farebbe uno strano effetto se in un pranzo di lavoro, magari in compagnia di un amministratore su cui si vuole far pressione perché venga approvata una norma che, per esempio, introduca il menù vegano nelle scuole, lo stagista della LAV ordinasse una bistecca. A noi sembra abbastanza evidente, tanto che forse potevano evitare di specificarlo nell’annuncio di lavoro, che – scritto così nero su bianco – fa sembrare il requisito più che una scelta di buon senso (dell’associazione, ma anche di chi si candida, perché dev’essere abbastanza complicato per un onnivoro lavorare per una Onlus che promuove la scelta vegana, in compagnia di colleghi che per lo più hanno bandito prodotti di derivazione animale dalla loro dieta) una forma di discriminazione.

In ogni caso, se qualche onnivoro avvesse tutti gli altri requisiti richiesti e fosse interessato a candidarsi, Felicetti garantisce che le porte non gli sono sbarrate: «L’essere vegano diventa titolo preferenziale solo a parità di capacità del possibile candidato, una sorta di attaccamento ai colori sociali. Insomma, se il vegano è un somaro non è che lo prendiamo solo per spirito di squadra, propenderemo per l’onnivoro», ha infatti spiegato a Repubblica il presidente della LAV, a cui nelle ultime due settimane sono arrivate oltre duecento candidature di aspiranti stagisti.

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