Stupro Rimini, papà dei fratelli marocchini: «Devono pagare, se uno violenta le mie donne lo ammazzo»

03/09/2017 di Redazione

«Una cosa è rubare un telefonino, un’altra è stuprare una donna». È furioso il padre dei due fratelli marocchini, tra i quattro responsabili dello stupro di Rimini. Non giustifica i figli, anzi li attacca: «Se davvero hanno fatto questo, devono pagare». Le parole del genitore sono state riportate dal quotidiano Il Resto del Carlino e faranno molto discutere.

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STUPRO RIMINI PAPÀ MINORENNI COINVOLTI CONDANNA I FIGLI

I due minorenni, di 15 e 17 anni, complici dello stupro di Miramare a Rimini che ha avuto come vittime una coppia di amici polacchi e una transessuale peruviana, nella giornata di ieri si erano consegnati ai carabinieri, confessando di essere stati responsabili del reato. La loro testimonianza, poi, ha reso possibile anche gli altri due arresti tra ieri sera e questa notte.

Il padre dei ragazzini ha riconosciuto i figli dalle immagini di video-sorveglianza diffuse dagli inquirenti e ha raccolto la testimonianza del maggiore: «Mi ha detto che lui era con suo fratello e altri due loro amici – ha raccontato il padre -, un congolese e un nigeriano, a Rimini. Hanno partecipato allo stupro di cui si parla da giorni. Mi ha detto che quello maggiorenne (il congolese arrestato questa notte, ndr) li ha costretti ad andare a Rimini, che gli prometteva soldi se loro magari rubavano qualche cellulare e poi lo rivendevano a lui. Che li ha fatti bere, una birra in un locale, una in un altro…».

STUPRO RIMINI PAPÀ MINORENNI: «VIOLENZA TERRIBILE, SE UNO TOCCA LE MIE DONNE LO AMMAZZO»

Poi, le parole ancora più dure sul comportamento dei suoi ragazzi nel corso dei giorni successivi allo stupro: «Dovevano dire la verità e che non dovevano stare zitti per una settimana intera. E sono stati fortunati. Io lo so come funziona il giro. Gli errori li ho fatti anche io. Mi sono ubriacato, ho rubato, ho fatto risse. Quindi, primo, con la transessuale hanno rischiato perché potevano essere rintracciati dal protettore. Ma poi hanno rischiato anche per la violenza alla donna polacca. Perché, lo dico chiaro, se qualcuno violenta una delle mie donne, mia moglie o mia madre o mia figlia, io lo ammazzo».

Intanto, spuntano particolari ulteriori sulla cattura del quarto e ultimo componente del branco, l’unico maggiorenne: «Ad arrestarlo sono state due donne – ha commentato il questore Maurizio Improta -: un gesto simbolico che rende giustizia alle vittime della violenza».

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