Selvaggia Lucarelli contro i leoni da tastiera: pubblica i nomi di pagine Facebook illecite e ne ottiene la chiusura

Selvaggia Lucarelli può esultare: ha vinto una battaglia contro i leoni da testiera. Oggi sul Fatto Quotidiano ha firmato un articolo in cui denunciava alcuni gruppi Facebook in cui circola materiale illegale – pedopornografia, foto di morti, video porno amatoriali, che ritraggono ragazze inconsapevoli. Sono passate poche ore dalla pubblicazione del suo articolo e quei gruppi sono spariti dal social network, così come gli account dei loro amministratori. Lo fa sapere la stessa Lucarelli in un tweet: “Sono felice che gli schifosi gruppi Facebook di cui parlo oggi sul Fatto siano stati chiusi tutti, pure i profili degli admin”, cinguetta.

Felice che gli schifosi gruppi Facebook di cui parlo ampiamente oggi su Il Fatto, oggi siano stati chiusi tutti, pure i profili degli admin.

 

La Lucarelli sul Fatto Quotidiano rifletteva sulla sfacciataggine e l’impunità ostentata dai leoni da tastiera, che – nonostante il cyber bullismo sia un tema all’ordine del giorno nel dibattito pubblico da almeno un anno, quando si è suicidata Tiziana Cantone – continuano imperterriti a commettere reati sui social.

In tema di cyberbullismo non si può dire che qualcosa non si sia mosso, negli ultimi mesi. Titoloni sui giornali, editoriali ficcanti, strali della Boldrini, minacce di denunce, solidarietà diffusa e grondante melassa nei confronti di chi subisce gli attacchi sul web. E non è cambiato niente. Anzi. A leggere i commenti in giro sullo stupro di Rimini e i toni della discussione, viene da pensare che non si stia neppure provando a svuotare il mare con un secchiello, ma con un cucchiaino da caffè. I famosi gruppi chiusi su Facebook, quelli in cui arriva il canale di scolo di tutta la fogna del web, per esempio, hanno preso le contromisure. Facebook ha aumentato i controlli? La Boldrini minaccia querele? Bene, noi alziamo il tiro. Tiriamo un po’ più in su l’asticella degli insulti, dell’illecito, dello schifo.

SELVAGGIA LUCARELLI CONTRO I LEONI DA TASTIERA: PUBBLICA I NOMI DELLE PAGINE CHE DIFFONDONO MATERIALE ILLECITO E LE FA CHIUDERE

I gruppi Facebook che sono stati chiusi, denuncia Selvaggia Lucarelli – hanno riaperto. La giornalista ne pubblica sul Fatto Quotidiano i nomi: “Beverly Hills 90210” è il nuovo “Sesso droga e pastorizia” e “Psicologia applicata – Il Gruppo” è il nuovo “Welcome to favelas”. I leoni da tastiera in questi gruppi diffondono di tutto e si lasciano andare ai più bassi commenti: foto di morti, materiale pedopornografico, video amatoriali diffusi senza il consenso delle ragazze, link per raggiungere il deep web. La Lucarelli si fa un giro nella pagina “Psicologia applicata – Il Gruppo”, il cui amministratore è Massimiliano Zossolo (non è un fake, ma un vero utente), “gia noto alle cronache per essere stato condannato a 6 anni per aver assaltato un blindato della polizia duranti gli scontri di San Giovanni e che in più commenti sulle sue belle paginette fb ribadisce che delle denunce non gliene frega nulla”, scrive la giornalista.

DAL MATERIALE PEDOPORNOGRAFICO ALLE FOTO DI CADAVERI, TUTTO QUELLO CHE VENIVA PUBBLICATO SULLE PAGINE FACEBOOK DENUNCIATE DALLA LUCARELLI

Ebbene negli ultimi tre giorni la pagina Facebook – ora chiusa – che ha sostituito la nota “Welcome to favelas” ha pubblicato una lunga lista di contenuti illeciti, diffamanti e pericolosi. La Lucarelli li elenca tutti: vanno dalla foto delle gambe della donna uccisa poco tempo fa a Roma dal fratello, fatta a pezzi e poi buttata in diversi cassonetti (a postarla è “un dipendente Ama che ha poi dichiarato che la foto gliel’ha passato un poliziotto”), alle foto di una ragazza che si prova una maglietta dentro il camerino di Decathlon e viene definita “zoccolaccia”. C’è chi rivuole i video di Raffaella Cantone e chi ripubblica le foto hackerate di Diletta Leotta; chi condivide video dei suoi rapporti sessuali (il consenso della partner ovviamente manca) e assicura: “Meno chiacchiere più troie, vi regalo questa giapponese purgata personalmente”. I leoni da tastiera non si fanno mancare niente: link per raggiungere il deep web, la Bibbia 2.0 e materiale pedopornografico.

Ma non lo sanno che è illegale? Non hanno paura delle conseguenze questi leoni da tastiera che si accaniscono sui social usando i loro veri profili, con tanto di nome, foto con i genitori e foto con la ragazza?

Tutti, da Zossolo al dipendente dell’Ama Massimo che ha postato le foto del cadavere, pensano di non rischiare nulla. E non c’è neppure più l’alibi dell’inconsapevolezza del reato o del male che si fa anche senza commettere reati che aleggiava prima. Ora sanno, questi animali, che puoi essere denunciato, che la diffusione di materiale pedopornografico sul web può costare la galera, che gli insulti sono passibili di denuncia, che la Cantone s’è ammazzata, che la Leotta ha denunciato, che tante ragazze hanno sofferto, che lo screen con un tuo commento idiota può costare reputazione, dignità, posto di lavoro.

Eppure nulla. Vanno avanti. Non si può più archiviare il tutto come superficialità. C’è una componente di sadismo e crudeltà che non si può più celare, minimizzare. C’è la volontà di fare del male in branco. Di stuprare moralmente. Non si fermano neppure di fronte alla disperazione della madre di Tiziana Cantone, che non solo non ha avuto giustizia, ma che continua ad assistere alla derisione, alla diffusione dei video, alla mancanza di umanità mascherata di black humor. Non si fermano neppure sul posto di lavoro o di studio, che è diventato la peggior fucina di schifezze condivise e di bullismo spinto.

Questa la constatazione amara di Selvaggia Lucarelli. Nell’attesa che le pagine riaprano sotto nuove e non troppo mentite spoglie, può esultare per aver fermato oggi i leoni da tastiera.

Foto copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI

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