La nonna di tutte le mosche ha 17 milioni di anni ed è stata scoperta da un ricercatore de La Sapienza

Pierfilippo Cerretti, ricercatore dell’università La Sapienza di Roma, ha coordinato il gruppo di ricerca internazionale che ha fatto una scoperta davvero fuori dal comune. In un fossile d’ambra proveniente dalla Repubblica Dominicana è stata ritrovata quella che potremmo definire a buon diritto «la nonna di tutte le mosche». L’età? Da far impallidire: 17 milioni di anni circa, per quello che è senz’altro il più antico esemplare della specie che sia mai stato osservato fino a questo momento.

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MOSCA 17 MILIONI ANNI, IL SUO RITROVAMENTO

Eppure, quella mosca, sembra una giovincella: è lunga circa 12 millimetri, il suo corpo si è perfettamente conservato e, grazie alla resina d’ambra, non dimostra affatto l’età che ha. Miracoli della natura. I ricercatori hanno eseguito una tac per capire a quale stadio della specie appartenga e non hanno più dubbi: si tratta proprio del gruppo dei ditteri calittrati, quello a cui appartengono le stesse mosche domestiche e quelle tse-tse.

Il reperto è attualmente conservato presso l’American Museum of Natural History a New York e quello che può essere considerato il suo «tutore», ovvero Pierfilippo Cerretti, del dipartimento di Biologia e Biotecnologia «Charles Darwin» dell’ateneo romano, lo descrive così: «Un pezzo unico perché nessun fossile degli oestroidei era conosciuto fino a questo momento. Ci permetterà di capire molte cose riguardo a insetti – spiega Cerretti – senza i quali è difficile e noioso immaginare il mondo».

MOSCA 17 MILIONI ANNI, LO STUDIO DELL’EVOLUZIONE

Chi si assumerebbe l’onere, infatti, di smaltire e decomporre tutta la materia organica come fanno le mosche? L’analisi del fossile ha mostrato come questa tipologia d’insetto abbia saputo adattarsi ai grandi sconvolgimenti climatici che causarono, tra le altre cose, l’estinzione dei dinosauri. Tutte le conclusioni delle analisi effettuate sul fossile sono state pubblicate sulla prestigiosa rivista scientifica Plos One.

(FOTO da pagina Facebook Archeologia Viva)

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