L’orsa Amarena del Parco d’Abruzzo non è pericolosa, ma non bisogna filmarla | VIDEO

23/08/2017 di Redazione

L’orsa Amarena, un esemplare di orso bruno marsicano di tre anni, domenica 20 agosto ha spaventato gli abitanti e i turisti di San Sebastiano dei Marsi, attraversando di corsa il centro abruzzese nel ben mezzo delle celebrazioni per la festa patronale. Il video della corsa dell’animale per i vicoli è stato diffuso in rete, dove si sono accese le polemiche sulla pericolosità dell’orsa.

Ora è lo stesso Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) ha diffondere quel video, rassicurando sull’orsa Amarena, un animale pacifico, che non costituisce un pericolo per l’uomo, a condizione che si evitino alcuni comportamenti. Uno su tutti: fare riprese e immagini dell’animale. Pur comprendendo «la preoccupazione di cittadini e turisti», la speranza del PNALM è che «San Sebastiano possa essere il paese dell’orso, realizzando una Comunità che responsabilmente e consapevolmente sa convivere con gli orsi che ne popolano il territorio».

I video dimostrano quello che il Parco ha sempre sostenuto: l’orso bruno marsicano è un animale pacifico, ma possono determinarsi delle condizioni potenzialmente molto pericolose, sia per i cittadini che per l’orso. Quella documentata dai video ne è la prova evidente.

Per fortuna non è successo nulla, ma non possiamo affidarci al caso. Il video documenta, altrettanto bene, comportamenti sbagliati che devono essere assolutamente evitati.

Non si possono avvicinare gli orsi per filmarli o fotografarli. Dimostra anche che le situazioni di imprevedibilità, potenzialmente pericolose, non sono determinate da Guardiaparco e Carabinieri Forestali nello svolgimento delle loro attività di controllo e dissuasione, ma che le stesse possono determinarsi per le ragioni più diverse.

IL VADEMECUM DEL PARCO D’ABRUZZO PER CHI INCONTRA UN ORSO BRUNO MARSICANO

  • non avvicinarsi all’orso né a piedi né con l’auto per guardarlo o fotografarlo a tutti i costi;
  • non dare cibo all’orso;
  • rendere inaccessibili le fonti alimentari che lo fanno avvicinare alle abitazioni;
  • attenersi alle ordinanze emanate dai Sindaci.

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L’ORSA AMARENA NON  È PERICOLOSA

Dopo l’aggressione dell’orsa KJ2 in Trentino, al seguito della quale il platigrado è stato abbattuto, la preoccupazione sulla pericolosità degli orsi è aumentata in Italia. Eppure nel PNALM gli orsi non sono mai scomparsi, a differenza che in Trentino (dove sono stati rimmessi attraverso il progetto Life Ursus), ed è abbastanza comune vederli nei paesi. Il Presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo, Antonio Carrara, ha inoltre spiegato a NeXtquotidiano che «l’orso bruno marsicano è una sottospecie molto pacifica, e quindi il rischio di un’aggressione nei confronti di un essere umano pur essendo presente è una possibilità relativamente remota (…), al punto che nono sono stati registrati episodi di aggressione nei confronti dell’uomo».

L’ORSA AMARENA NON VERRÀ ABBATTUTA

Gli animali, come l’orsa Amarena, che visitano i paesi, vengono chiamati «orsi confidenti» e i loro spostamenti vengono comunque monitorati, tanto è vero che l’esemplare – come si vede nel video – ha un radiocollare. La gita dell’orsa Amarena a San Sebastiano non era la prima in un centro abitato e il Parco Nazionale d’Abruzzo non ha alcuna intenzione di abbatterla – una misura estrema che l’Ente, che ha la finalità di preservare le specie a rischio, come l’orso bruno marsicano, non adotta mai – o di rimuoverla, come il presidente Carrara ha spiegato a NeXtquotidiano.

Si tratta di animali che possono essere problematici. Nel caso di Amarena però – precisa il Presidente del Parco «non c’è ragione di provvedere ad una rimozione perché allo stato attuale l’animale non desta preoccupazione». Con rimozione non si intende l’abbattimento dell’animale ma il suo spostamento dall’ambiente naturale. Negli ultimi vent’anni, precisa Carrara, solo in un caso si è dovuto provvedere al trasferimento dell’animale in un area protetta al di fuori del Parco. Una decisione che al Parco Nazionale non prendono alla leggera perché «togliere una femmina significa incidere sulla popolazione e quindi mettere a rischio la salvaguardia della specie».

 

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