«Luca non c’è più». Il pianto di Marta, fidanzata del giovane ucciso sulle Ramblas

20/08/2017 di Redazione

Marta Scomazzon, la fidanzata di Luca Russo, il giovane ingegnere di Bassano del Grappa rimasto ucciso nell’attentato sulle Ramblas, ora sa la verità. Sa che il suo Luca non c’è più. La ragazza, rimasta ferita nell’attacco, è ricoverata all’Hospital del Mar. Si è risvegliata circondata dai parenti. Persone a lei care, a cui è spettato il duro compito di dire cosa è successo.

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Racconta il Corriere del Veneto:

«Luca non c’è più». Conta solo questo, per il papà del ragazzo e per la giovane fidanzata Marta, che ieri mattina lo stava a sentire distesa sul letto dell’ospedale. Piangendo, in silenzio.

Le pareti della stanza, così come quelle di tutto il reparto riservato alle urgenze, sono dipinte di un giallo sgargiante ma che appena si intravede nella luce bassa. La penombra serve a non disturbare il sonno di Marta Scomazzon, la fidanzata di Luca Russo, il giovane ingegnere di Bassano del Grappa rimasto ucciso nell’attentato che giovedì, nel centro pulsante di Barcellona, le Ramblas, ha falciato la vita di tredici persone, per la maggior parte turisti di passaggio nella capitale catalana per le vacanze estive. (…) Fino a venerdì sera ancora non ne aveva la certezza, privata del telefonino dalla mamma, per evitare che continuasse a leggere notizie di Luca sul web. Ma ieri mattina non le si poteva più mentire né rimandare.
All’inizio, la famiglia e il papà di Luca hanno pensato di consultare degli psicologi per poi realizzare che sarebbe servito troppo tempo. E così, raccogliendo forze che forse nemmeno loro pensavano di avere, le hanno comunicato che il suo fidanzato non c’era più. Che quel furgone piombatole addosso mentre stava passeggiando nel centro di Barcellona, si era portato via Luca e il loro futuro così come lo avevano immaginato.
Non ci sono state parole, solo un pianto disperato per ciò che ancora le è impossibile da credere. «Non ricorda che cosa è successo, per via del trauma che sta vivendo» spiega la zia, perché mamma Roberta non se la sente di parlare, vuole solo stringere il braccio sano della figlia. L’altro è appeso a seguito di una frattura che ha riportato, insieme all’altra che interessa il piede. «Le immagini che ha nella mente sono quelle di lei sbalzata in un negozio al lato della via: l’avevano portata lì per prestarle i primi soccorsi».

C’è anche un messaggio che la sorella di Luca, Chiara, ha voluto lasciare al ministro degli Esteri Angelino Alfano:

«Che mio fratello non diventi solo un numero tra tanti. Era una persona meravigliosa, non se lo merita: ho detto al ministro che deve cambiare qualcosa. Dobbiamo tutti essere liberi di viaggiare e l’Europa deve salvaguardare questo diritto». Chiara, che ieri ha ricevuto la visita di Federico Sboarina, sindaco di Verona, città in cui vive con la madre e dove è tirocinante al Polo Confortini di Borgo Trento, ha poi ribadito la richiesta che gli organi di Luca vengano donati perché possa continuare a vivere.

(foto copertina Ansa)

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