Lilin Nicolai e le due interviste contro Laura Boldrini. «La sua comunicazione è la quintessenza dell’ipocrisia»

20/08/2017 di Redazione

Lo scrittore russo Lilin Nicolai sta facendo discutere sui social per via del suo tweet contro la presidente della Camera Laura Boldrini. Si tratta di 140 caratteri che hanno fatto discutere.

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Oggi l’autore di “Educazione siberiana” lascia due interviste per ribadire il concetto. Una a Il Giornale, l’altra a Libero. Su Il Giornale spiega come è andata:

«Prima di esser etichettato come razzista solo perché parlo schiettamente, ci tengo a fare una premessa: anche io sono emigrato in Italia, a suo tempo, dalla Federazione Russa. Conosco e riconosco il valore dell’integrazione. Ma quello che vedo negli ultimi anni non ha nulla a che vedere con l’accoglienza. Far arrivare nel nostro Paese un flusso incontrollato di migranti, a discapito della sicurezza di un intero continente ed in barba alle sue leggi, non basterà a lavare le coscienze dell’Occidente e di personaggi come la Boldrini che, quando iniziò la guerra terroristica in Siria, sbandieravano la tesi dei ribelli moderati. Ma i ribelli moderati non sono mai esistiti, esistono i terroristi. E chi li ha spalleggiati e coperti, oggi, è moralmente responsabile anche del sangue sparso sulla Rambla»

La Boldrini ha cinguettato: «La nostra resistenza sarà più forte della ferocia».

«La Boldrini che parla di resistenza quando ha contribuito a consegnare il nostro Paese agli islamisti? Paradossale. La comunicazione boldriniana incarna la quintessenza dell’ipocrisia. Basta pensare che ha accolto il presidente della Rada ucraina già fondatore di un partito apertamente ispirato a quello Nazionalsocialista, Andriy Parubiy, a Montecitorio. Non ci si può ammantare di pacifismo e poi stringere la mano a simili personaggi».

Sembra determinato. Perché ha rimosso il suo commento dai social?

«Perché ho ricevuto delle pressioni enormi. Il portavoce della Boldrini si è scomodato a contattare la redazione televisiva con cui collaboro. Le lascio immaginare lo scopo della telefonata. Così, per non creare problemi alle persone con cui lavoro, ho cancellato il mio tweet. Ecco la loro democrazia e meno male che il dittatore sarebbe Putin».

E su Libero l’autore spiega il tweet di qualche giorno fa:

«Quella frase rientra in una strategia provocatoria che sto mettendo in atto da tempo per richiamare l’attenzione della Boldrini sulla strage di cittadini nel Donbass da parte dei nazisti ucraini, che la sinistra boldriniana non solo omette di raccontare ma addirittura sembra sostenere. Il mio riferimento era all’incontro dello scorso giugno tra la presidente della Camera e il presidente della Rada, il Parlamento ucraino, Andriy Parubiy: parliamo di un conclamato nazista, impegnato nella feroce repressione di chiunque si opponga al governo golpista di Kiev. Ebbene, i nazisti ucraini, come comprovato da diversi documenti, agiscono in stretta collaborazione con i miliziani dell’Isis. Sostenere gli uomini di Parubiy, come fa la Boldrini, significa stare anche dalla parte dei terroristi islamici. E questa è la conferma della solidarietà selettiva di cui la presidente è la principale interprete, quell’ipocrisia ideologica che la porta a indignarsi giustamente per i bambini morti nel Mediterraneo ma a ignorare deliberatamente i bambini uccisi dai nazisti nel Donbass. In tal modo, e qua è il più grande paradosso, pur di attaccare Putin, la sinistra boldriniana diventa alleata del nazismo».

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