La marcia indietro di Paolo Giordano dopo il tweet sulla «Boldrini attesa sulla Rambla»

Arriva direttamente dalle colonne de Il Giornale la marcia indietro del critico Paolo Giordano dopo il tweet di due giorni fa, nelle ore successive all’attentato di Barcellona. Sul social network dei cinguettii, il giornalista aveva scritto: «La Boldrini attesa sulla Rambla», scatenando le polemiche degli altri utenti per il tenore poco appropriato del messaggio.

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PAOLO GIORDANO, LA DIFESA

La sua difesa viene pubblicata dal quotidiano in edicola oggi nella sezione delle lettere. «Alle 21.14 di giovedì – scrive Giordano su Il Giornale -, molte ore dopo l’attentato sulla rambla di Barcellona, ho scritto un tweet sarcastico sulla Boldrini […]. Sull’onda dell’emozione per l’ennesimo, schifoso attentato, non volevo certo augurarle di finire vittima dell’attentato, ma sarcasticamente me la immaginavo già in prima fila della solita parata buonista a difendere gli immigrati che lei definisce ‘risorse‘».

L’arringa prosegue con la descrizione della discussione social scatenata sotto al suo tweet: «A fronte di un tweet civile – continua Giordano -, ho ricevuto commenti che la stessa presidente Boldrini definirebbe da denuncia: minacce di morte, violenza sessuale e via di seguito».

PAOLO GIORDANO, SIAMO SICURI CHE LA RICOSTRUZIONE REGGA?

Una sorta di arrampicata sugli specchi, insomma. C’erano senz’altro altri modi per esprimere il concetto precisato da Giordano nella sua lettera a Il Giornale. In più, con la sua spiegazione, non ha fatto altro che alimentare quel luogo comune sbagliato che definisce terroristi i migranti di ogni generazione. E, come se non bastasse, il giornalista ha confermato la correttezza della battaglia portata avanti dalla presidente della Camera Laura Boldrini contro gli haters.

Anche Giordano, insomma, ha sperimentato la loro furia, attaccato – come si usava dire una volta – «da sinistra». Ma il fenomeno, da qualsiasi schieramento o ideologia provenga, resta odioso ed è da condannare. Il giornalista ha poi chiuso così: «Ma davvero la Boldrini crede di avere sostenitori leali in chi mi augura la morte per un tweet? Ma davvero ci accontentiamo di reagire accusando sulla base di nulla?».

Lo spessore della battaglia della Boldrini è reso concreto anche dal fatto che la presidente della Camera si scaglia contro ogni tipo di odio sui social. Anche contro quello espresso per difenderla. Per quanto riguarda la gratuità delle accuse, poi, ci vorrebbe un pizzico di autocritica: non è proprio il mondo della stampa, il più delle volte, ad alimentare una ferocia verbale che trova la sua valvola di sfogo naturale nei social network? Benvenuti nel mondo in cui Facebook e Twitter non sono più armi con cui attaccare, ma da cui difendersi.

 

 

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