Sara, uccisa e bruciata dal fidanzato perché non lo riconosceva come «padrone»

02/08/2017 di Redazione

Sara Di Pietrantonio, la ragazza strangolata e bruciata in via della Magliana a Roma il 29 maggio 2016, fu uccisa dal fidanzato perché non lo riconosceva come padrone della sua vita. È quanto scritto dal gup Gaspare Sturzo nelle oltre 70 pagine di motivazione della sentenza di condanna all’ergastolo per Vincenzo Paduano. «Gli elementi del rifiuto di Sara di subire ancora la presenza di Paduano nella sua vita e, quindi la conseguente perdita del dominio fino ad allora da questi esercitato sulla ragazza – ha scritto il giudice – sono il movente e rappresentano al tempo stesso un indice della spregevolezza del fatto quale motivo abietto».

SARA DI PIETRANTONIO, MOTIVAZIONE DELLA SENTENZA DI CONDANNA DEL FIDANZATO

Il giudice dell’udienza preliminare ha inoltre spiegato: «Risultano accertati oggettivamente una serie continua di atti persecutori che poi prendono un indirizzo punitivo con un progetto omicidiario in quanto Sara si rifiutava di riconoscere il ruolo di padrone della sua vita in Paduano; così l’aver costruito una serie di menzogne per Sara e, poi, aver realizzato l’agguato notturno mediante una collisione stradale voluta, la sottrazione a Sara del cellulare e, probabilmente delle chiavi dell’auto; l’irrorazione dell’auto della ragazza di liquido infiammabile preparato per tale aggressione mortale; l’aver bagnato Sara dello stesso liquido; l’incendio dell’auto della ragazza; l’inseguimento, l’aggressione fisica; il soffocamento; il trascinamento del cadavere in mezzo a un letto di foglie e la distruzione di parte del corpo devono far ritenere gravissimi i delitti commessi».

 

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Il giudice parla di vera e propria crudeltà verso la studentessa da parte di Paduano: «Quanto all’intensità del dolo, valutata come sussistente la premeditazione sulla base degli elementi oggettivi sopra indicati, e tenendone distinta la malvagità del Paduano per i motivi abietti per cui ha agito in relazione al suo preteso dominio su Sara, non si può negare – si legge nelle motivazioni della sentenza – che il dolo di Paduano sia stato della massima potenza, manifestando aspetti di vera e propria crudeltà verso Sara». Il gup parla anche della condotta dell’omicida dopo aver commesso il grave reato: «Il Paduano non s’è mostrato per nulla sconvolto innanzi a un collega del delitto commesso». Poco dopo l’omicidio di Sara, infatti, il fidanzato beveva un caffè e fumava una sigaretta «senza che nulla fosse».

(Immagine via Facebook)

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